Inchiesta sulla Banca di Cividale, Tito: ex vertici a processo

All’udienza preliminare per estorsione o corruzione, pm e parti civili hanno chiesto il rinvio a giudizio di manager e imprenditori
Cividale 15 marzo 2014.Inaugurazione Banca di Cividale..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Cividale 15 marzo 2014.Inaugurazione Banca di Cividale..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Non è tornato indietro di un solo passo rispetto al suo convincimento iniziale. E, a due anni dall’avvio dell’inchiesta che ha fatto saltare in aria il vecchio management della Banca di Cividale spa, ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti: manager e imprenditori, per un totale di otto persone. Il procuratore facente funzioni, Raffaele Tito, lo ha detto e ribadito nell’ora e più di requisitoria tenuta ieri davanti al gup del tribunale di Udine, Matteo Carlisi: con le loro operazioni, l’ex presidente Lorenzo Pelizzo, l’ex direttore generale Luciano Di Bernardo e l’ex vice direttore Gianni Cibin avevano creato un sistema di scambi di reciproche utilità con una ristretta cerchia di loro amici imprenditori che, tra il 2004 e il 2010, aveva determinato un danno alla banca calcolato in oltre 21 milioni di euro.

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Cividale 8 Dicembre 2013. Assemblea Banca Popolare di Cividale. Copyright Foto Petrussi

Accuse e imputati

Ripartita in maniera autonoma, dopo che il giudice aveva respinto l’istanza delle difese di riunione all’altro procedimento tutt’ora in corso a carico di Di Bernardo per la bancarotta di Fingestim, l’udienza preliminare si è aperta con la discussione del pm e delle parti civili. Le ipotesi di reato contestate dalla Procura, a vario titolo, agli otto imputati vanno dall’estorsione o, in alternativa, la corruzione tra privati, alla violazione del Testo unico bancario e all’induzione a dichiarare il falso agli inquirenti.

Nel procedimento, oltre a Pelizzo (assistito dall’avvocato Maurizio Conti), Di Bernardo (avvocati Luca Ponti e Pasquale Pantano, del foro di Milano) – entrambi presenti ieri in aula – e Cibin (avvocato Maurizio Paniz, di Belluno), risultano coinvolti anche Franco Pirelli Marti (avvocati Luigi Francesco Rossi e Federica Tosel), Gianni Moro (avvocato Marco Vassallo, di Venezia) e Daniele Lago (avvocati Giuseppe Maiolino, di Bassano del Grappa, e Valentina Leita), presidente della “Steda spa” di Rossano Veneto incaricata dei lavori di realizzazione della nuova sede. Imputate anche, in virtù della legge sulla responsabilità amministrativa delle società, la Banca di Cividale e la Banca popolare di Cividale (avvocato Emanuele Fisicaro, di Siena). Nessuno degli imputati ha chiesto l’ammissione a riti alternativi.

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Cividale 8 Dicembre 2013. Assemblea Banca Popolare di Cividale. Copyright Foto Petrussi

La confessione di Pirelli Marti

A mettere in moto la bufera giudiziaria erano state le rivelazioni di Pirelli Marti al pm, durante la custodia cautelare in carcere disposta nei suoi confronti per una serie di bancarotte. È stato proprio Tito, ieri, a ricordarlo e a sottolinearne il valore, interpretando quella difficile decisione come l’intima esigenza «di liberarsi la coscienza da un peso». Perchè mai, ha domandato il magistrato, Pirelli Marti avrebbe dovuto confessare verità così scomode, ben sapendo di rendersi in tal modo inviso alla città, se non che per raccontare la verità? Riscontri a quanto dichiarato dall’imprenditore, ha ricordato ancora Tito, erano di lì a poco arrivati dall’immobiliarista veneto Moro.

Nel mirino della Guardia di finanza erano così finiti due ville di Lignano Sabbiadoro di Di Bernardo e l’agriturismo di Cladrecis, nelle Valli del Natisone, di proprietà della moglie di Pelizzo, una tangente di 100 mila euro versata da Moro a Cibin e l’acquisto della “Neb Gestioni”, una srl indebitata fino al collo, e poi anche il mega appalto per i lavori della nuova sede del Gruppo, a Cividale.

L’elenco dei danneggiati

Scontate le conclusioni delle parti civili, che si sono a loro volta associate alla richiesta del pm. A ritenersi danneggiati e pretendere ora il risarcimento sono la Banca di Cividale, costituitasi con l’avvocato Ivan Frioni, di Milano, il notaio e socio Pierluigi Comelli, assistito dall’avvocato Roberto Paviotti, la curatela di Cogefa (una delle ex società del gruppo di Pirelli Marti), con l’avvocato Marino Ferro, e altri cinque soci, tra i quali l’ex senatore Rinaldo Bosco, con gli avvocati Michele Picco e Teresa Dennetta. Le parti torneranno a incontrarsi nelle udienze del 4 e dell’11 marzo prossimi, per le arringhe delle difese.

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