Inchiesta sul doping nel ciclismo, trovato nandrolone

UDINE. La sostanza dopante che, al momento, sorregge il castello accusatorio dell’inchiesta giudiziaria che ha investito il cycling team “T-Vb” di Latisana si chiama nandrolone. È quanto emerge dalle pochissime notizie filtrate dalla Procura di Udine, a seguito dalle diciassette perquisizioni condotte dai carabinieri del Nas nella giornata di giovedì e culminate nel sequestro di una montagna di medicinali e documentazione, sia cartacea sia informatica, e nella notifica dei primi - e per ora unici - tre avvisi di garanzia al team manager del club, Mattia Vairoli, 28 anni, originario di Domodossola, ma residente a Caneva (Pordenone), e ai due corridori Martin Vairoli, 21, di Trasquera (Verbania) e Patrick Fellet, 20, di Cordignano (Treviso).
Il nandrolone è uno steroide anabolizzante naturalmente presente nel corpo umano in piccole quantità e il cui utilizzo in misura superiore ai limiti di legge rende un atleta passibile del sospetto di doping. Il prodotto, a quanto appreso, è stato trovato nel corso del blitz della settimana scorsa ed è ora all’esame degli esperti del Nucleo antisofisticazioni e sanità, coordinati dal capitano Antonio Pisapia.
Riscontri non meno importanti sono attesi dall’analisi del resto dei farmaci e della marea di comunicazioni e messaggi di posta elettronica a loro volta finiti sotto sequestro al termine delle perquisizioni eseguite a tappeto non soltanto a casa dei tre indagati e nella sede sociale del team, ma anche nelle abitazioni di diverse altre persone, tra manager, massaggiatore e atleti sparsi tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Sicilia, Piemonte e Marche e, al momento, coinvolti nelle indagini come semplici soggetti “terzi” (ossia, eventualmente informati sui fatti, ma non indagati). È il caso, tra gli altri, di Ezio Piccoli e di Stefano Bandolin, entrambi direttori sportivi della “T.Vb”.
«A Mattia Vairoli (che della squadra era stato anche il fondatore, ndr), Piccoli e a tutti i corridori ai quali è stato riscontrato il possesso o l’uso di sostanze dopanti – ha fatto sapere Bandolin, all’indomani della notizia – è stata fatta recapitare una lettera di allontanamento. Oggi, la nostra squadra è composta solo da cinque corridori, risultati puliti dopo due mesi di indagini». Nella “T-Vb” militano atleti d’età compresa tra i 18 e i 26 anni, ma l’attenzione degli inquirenti, al lavoro appunto da poco dopo l’inizio dell’anno, è puntata al momento sugli “under 23”.
Due le ipotesi di reato finora ipotizzate dal sostituto procuratore Claudia Finocchiaro, titolare del fascicolo, entrambe in violazione dell’articolo 9 comma 1 della legge 376 del 2000 “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”. Al team manager Vairoli e al ciclista Martin Vairoli sarebbe contestato l’illecito procacciamento e somministrazione di sostanze a effetto dopante, mentre Fellet sarebbe chiamato a rispondere di illecita assunzione di sostanze a effetto dopante.
Nel mirino dei carabinieri, giovedì, era finita anche la sede latisanese dell’Associazione sportiva dilettantistica “Bando cycling team”, di cui la “T-Vb” fa parte. «La perquisizione ha avuto esito negativo – ha reso noto il direttivo in una nota – e il giorno successivo il presidente ha proceduto alla sospensione immediata di tutte le persone coinvolte. A questo proposito – continua – si precisa che Giulio Pestrin, perquisito e a sua volta con esito negativo, non è tesserato con la nostra società». Ma non è finita. Perchè, per tutelare l’immagine della “T-Vb”, che il direttivo di Bando ricorda avere dato vita a un progetto «che ha fatto della lealtà e correttezza i propri principi ispiratori tanto da prevedere, esperienza quasi unica in Italia, che parte degli utili vengano versati in beneficienza», non si esiterà a chiedere il conto. «Alle persone coinvolte in questa incresciosa vicenda – si legge nella nota – ai è già provveduto a formulare richiesta di risarcimento dei danni che dovessero derivare alla squadra». Il che, tuttavia, non significa ancora emettere «“sentenze” affrettate – conclude il direttivo dell’Asd di Latisana –. Di fronte all’inchiesta, si vuole anche esprimere il profondo sgomento per quanto accaduto e, nel contempo, ribadire che la squadra “T-Vb” è formata da giovani atleti che hanno fatto del lavoro, impegno e sacrificio le loro ragioni di vita».
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