Incendio alla Pittini di Osoppo, dipendenti in cassa integrazione fino al 30 novembre

La decisione comunicata dal Gruppo tramite una nota. «L’obiettivo è riattivare tutti gli impianti produttivi nel più breve tempo possibile»

Le immagini dell'incendio alla Pittini di Osoppo
Le immagini dell'incendio alla Pittini di Osoppo

Tutti in cassa integrazione, in attesa della riattivazione degli impianti. Questa è la decisione della Pittini di Osoppo in seguito al grave incendio che lo scorso 29 ottobre ha colpito un trasformatore, costringendo al blocco delle attività. La decisione è stata comunicata il 3 novembre tramite una nota.

Il comunicato della Pittini

Ecco il testo completo della nota: «A seguito dell’incendio verificatosi il 29 ottobre presso la sala trasformatore dell’acciaieria delle Ferriere Nord di Osoppo, è stata avviata la procedura di apertura della Cassa integrazione ordinaria , in via cautelativa, per tutte le maestranze dello stabilimento. L’Azienda, tuttavia, ha già posto in essere un piano di attività per riattivare gli impianti produttivi nel più breve tempo possibile con l’obiettivo di garantire la continuità occupazionale.

Incendio alla Pittini di Osoppo, in fiamme un trasformatore: le immagini

La priorità del Gruppo Pittini resta la tutela delle persone e il rapido ritorno all’operatività dello stabilimento. – dichiara l’azienda – Stiamo impiegando tutte le risorse necessarie per garantire la sicurezza, il ripristino degli impianti e la salvaguardia dei posti di lavoro».

L’incendio

Le fiamme erano divampate lo scorso mercoledì, attorno alle 16.15. A prendere fuoco era stato, come detto, un trasformatore a olio, situato in un capannone dell’azienda siderurgica, forse per un cortocircuito. Nonostante l’orario fosse di lavoro – gli operai in turno erano impegnati in altre aree dello stabilimento – non è risultata coinvolta nessuna persona.

Anche il rogo, per quanto di proporzioni piuttosto ingenti, è rimasto circoscritto al solo capannone in cui si trovava il trasformatore, che, in base alla normativa vigente, era posizionato all’interno di una struttura in cemento armato. Fugato, così, il rischio che le fiamme si propagassero ad altre parti dell’azienda e coinvolgessero i processi produttivi.

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