In gita con l'alunno disabile, i compagni: senza di lui non partiamo

Da Pordenone una storia di inclusione: la scuola paga un bus speciale e l’albergatore offre il soggiorno all’assistente
Jacopo alla "Telethon 24 per un'ora", il 3 dicembre scorso a Udine, e lunedì mentre saliva sul bus attrezzato
Jacopo alla "Telethon 24 per un'ora", il 3 dicembre scorso a Udine, e lunedì mentre saliva sul bus attrezzato

PORDENONE. Un istituto d’eccellenza non solo per didattica, ma anche per inclusione. È il liceo classico Leopardi-Majorana di Pordenone, che ha creato le condizioni perché un ragazzo disabile non rinunciasse a nemmeno un secondo della “settimana verde” con la sua classe.

Dal viaggio – ha messo a disposizione una corriera con pedana – al soggiorno – l’albergo offre l’ospitalità all’accompagnatore – fino al progetto: grazie a una carrozzina mobile, lo studente percorrerà i sentieri con i compagni.

Lui è Jacopo Verardo, neosedicenne di Cordenons, da anni testimonial di “Parent Project”, associazione nazionale che riunisce pazienti e genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker. «Liceo Leopardi Majorana al top. Gita scolastica di quattro giorni. Jacopo e i suoi compagni partiti.

Quando ci sono volontà, impegno e inclusione le risorse si trovano e le corriere attrezzate ci sono. Un grazie di cuore alle prof di Jacopo e alla dirigente», dice la madre di Jacopo, Milena Favalessa, delegata provinciale della onlus.

La classe di seconda liceo è partita: destinazione Arta Terme. «Per mio figlio, che paga la quota come tutti gli altri, ha organizzato tutto la scuola, dall’autobus all’accompagnatore». L’alternativa sarebbe stata una gita accompagnato dai genitori: «Ho 16 anni, non sono sfigato», avrebbe detto a mamma Milena.

«Sarebbe stato dannoso per la sua autonomia e per l’autostima». Fatti della vita avevano tentato di scalfirle, per fortuna senza riuscirci. In terza media doveva andare in gita. Arrivato al punto di ritrovo, la sorpresa: la corriera non aveva la pedana. La dirigente preferì annullare la trasferta per tutti. Un’altra volta, però, «prestammo il nostro mezzo privato all’educatore, col quale seguirono il pullman».

Durante il tragitto il ragazzo ripetè più volte: «Chissà cosa staranno facendo i miei compagni. Si divertono, io devo immaginarmi quelle gioie». Per dire che lui ha un carattere fantastico, ha accettato la sua malattia – a differenza di chi fatica – e si sente un sedicenne come tutti gli altri. «I suoi compagni non vedono la carrozzina, ma Jacopo come una risorsa».

I frutti di una scuola inclusiva. Altrove, infatti, sono state compiute scelte diverse. «In un altro istituto – rendiconta Milena Favalessa – lo studente disabile doveva essere accompagnato da un genitore o stare a casa. La gita è stata annullata. La classe di una scuola media, invece, la farà con un bus privo di pedana: i genitori si arrangeranno con una carrozzina manuale, prendendo in braccio il figlio».

Jacopo è dotato di una carrozzina elettrica molto pesante, ecco perché ha bisogno di una corriera con pedana. «La scuola ha provveduto sin dal primo giorno – come ricorda Francesca Costa, referente per le attività di sostegno didattico al Leo-Major – a un bus con pedana anche per le trasferte settimanali dall’istituto alla palestra. Tutto viene studiato per tempo. La nostra scuola è inclusiva e la dirigente ha a cuore il percorso didattico e personale di tutti gli studenti».

Così dovrebbe essere in tutti gli istituti. «Non mi stancherò mai di ripetere – conclude la mamma di Jacopo mentre riceve l’sms «tutto ok siamo arrivati» (e sarà l’unico della giornata perché in gita non c’è tempo per chattare) – che tutti i ragazzi sono uguali. E tutte le scuole dovrebbero prendere esempio dal Leo-Major. Mamme, papà, non scoraggiatevi. E grazie a prof e dirigente».

 

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