Imu day, in Fvg stangata da 714 euro a testa

Il giorno dell’acconto per 373 mila contribuenti. Confedilizia: aliquote eccessive. Il gettito stimato è di 267 milioni di euro. Al primo posto la provincia di Udine e Lignano è il comune che versa la quota maggiore, poi Pordenone

UDINE. Prelievo dal conto corrente, entro oggi, per 373 mila 790 contribuenti del Friuli Venezia Giulia, ovvero un terzo dei residenti (bambini compresi) per il pagamento dell’Imu.

L’Imposta sugli immobili, tra le più sgradite anche se ora non colpisce più la prima casa, vale 267 milioni 153 mila euro, pari all’1,68% dei 15,91 miliardi di euro che l’erario incassa da questa imposta. Suddividendo l’importo per il numero dei contribuenti, la media è di 714 euro a testa; che scendono a 219 euro per residente.

La provincia che contribuisce maggiormente è quella di Udine con 117,75 milioni; segue Pordenone con 67,05 milioni, quindi Trieste con 55,54, e infine Gorizia con 26,79 milioni. In provincia di Udine spiccano Lignano, con 19,7 milioni, Codroipo, 2,5, Cervignano 1,8, Latisana 2,7, Manzano 1,3, Martignacco 1,5, San Daniele 1,66, San Giorgio di Nogaro 1,77, Tarvisio 2,5, Tavagnacco 2,8, Tolmezzo 1,7 milioni. La città capoluogo, Udine, vale 26,86 milioni ripartiti su 26 mila 582 contribuenti.

Nel Friuli occidentale Sacile è primo in classifica con 4,3 milioni, segue Aviano con 4,17, Brugnera 1,9, Casarsa 1,19, Cordenons 2,8, Fiume Veneto 2 milioni, Maniago 2,1 San Vito al Tagliamento 2,4, Spilimbergo con 2,2. La città capoluogo Pordenone vale 16,9 milioni di Imu con poco più di 15 mila contribuenti.

Nel goriziano Monfalcone ha il gettito più elevato, 6,75 milioni di euro, segue Grado con 6,5 milioni, Ronchi dei Legionari 1,7 e Cormons 1 milione di euro. Gorizia, con i suoi 8.193 contribuenti, garantisce 5,38 milioni di incasso Imu. Infine Trieste, città capoluogo, conta 43 mila 149 contribuenti che versano 49,38 milioni di euro; quindi Duino con 2,6 milioni, Muggia con 1,8 e San Dorligo della Valle con poco più di un milione.

In regione il gettito Imu più elevato proviene da immobili adibiti a “ulteriori attività”, quindi non ben classificate, che hanno un saldo di 133,38 milioni. I servizi privati vengono tassati per 63,28 milioni; il gettito dell’industria si ferma a 22,19 milioni di euro; l'agricoltura vale 18,72 milioni, il commercio 17,93, infine gli immobili adibiti a servizi pubblici generano 11,62 milioni di euro.

Complessivamente il gettito proveniente dall’Imu che, ricordiamo, resta in vigore per le seconde case per gli immobili diversi dall’abitazione principale, è risultato in lieve flessione nel 2016 rispetto all’anno precedente, ma complessivamente la pressione fiscale sugli immobili (Imu e Tasi) è comunque rimasta del 30% più elevata rispetto al 2011, e la contrazione del gettito registrata nel raffronto con il 2015 è stata determinata solo dal taglio della Tasi per le abitazioni principali determinato dal governo con la legge di stabilità. L’Imu, invece, è rimasta stabile.

Oggi giornata di scadenza anche per la Tasi, la tassa sui cosiddetti servizi indivisibili (come ad esempio l’illuminazione e la manutenzione delle strade) ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo un’unità immobiliare, ma dall’anno passato non colpisce le abitazioni principali non di lusso e le relative pertinenze e gli immobili assimilati.

L’importo del tributo si calcola in modo pressoché identico all’Imu: occorre partire dalla rendita catastale dell’immobile al 1° gennaio 2017, rivalutarla del 5% e moltiplicarla per il moltiplicatore catastale che varia a seconda della categoria. Occhio però che ogni Comune ha le sue aliquote ed eventuali criteri di esenzione.

«I dati sulle aliquote Imu e Tasi confermano l’urgenza di un intervento legislativo per salvare, almeno, l’affitto. Non si può lasciare ai Comuni la cura di un settore che, nell’ambito abitativo come in quello non abitativo, svolge, attraverso tante famiglie che hanno investito i propri risparmi negli immobili, una funzione economica e sociale indispensabile».

A dirlo è Confedilizia che ha calcolato nell’8,8 per mille la media della somma delle aliquote Imu e Tasi deliberate dai Comuni capoluogo di Provincia per gli immobili locati a “canone agevolato” e nel 10,5 per mille l’aliquota media ordinaria. Contesta l’associazione l’eccessiva tassazione sugli immobili che ha violato il “patto” sulle locazioni a canone concordato (quadruplicata negli ultimi anni). Anche per questo «è urgente la fissazione per legge di una misura massima della somma delle aliquote Imu-Tasi», sostiene Confedilizia.È
 

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