Immigrati, nei parchi di Pordenone scattano i presidi anti-bivacchi

Giovedì 13 luglio si terrà un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Richiedenti asilo a quota 380 in città, il Comune ottiene lo stop

PORDENONE. Più controlli nei parchi contro i bivacchi e contro comportamenti che non rispettano il decoro. La proposta è arrivata ieri mattina dal Comune (rappresentato da sindaco Alessandro Ciriani, l’assessore Emanuele Loperfido e il comandante Stefano Rossi), al prefetto Maria Rosaria Laganà.

Un incontro per fare il punto sull’accoglienza e le criticità legate alla presenza dei richiedenti asilo in città. La prefetto ha accolto la proposta del Comune, ma prima vuole che il tema sia condiviso (giovedì prossimo) in sede di comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza.

Nuove misure. «Come Comune – spiega l’assessore alla sicurezza Emanuele Loperfido –, siamo pronti a investire nuove risorse per potenziare i controlli nei luoghi sensibili, a partire dai parchi cittadini. Sono sempre di più le segnalazioni che ci arrivano dai cittadini rispetto a comportamenti contrari al decoro, da qui la necessità di dare un ulteriore risposta».

Il prefetto è favorevole a questi interventi «anche perché mi rendo conto che Pordenone, oltre ad avere i numeri più alti dell’accoglienza, è un polo di attrazione.

Come per i ragazzi che vivono nei Comuni limitrofi il punto di ritrovo è il capoluogo, così per i richiedenti distribuiti nel territorio che, durante il giorno, si sposano in città. E’ quindi bene che queste persone rispettino le regole del vivere civile, soprattutto in termini di decoro».

Accoglienza diffusa. Piena intesa Comune-Prefettura per quanto riguarda il fatto che non andranno aumentati i numeri a carico di Pordenone.

«La città è già ampiamente oltre la quota stabilita – conferma Laganà –. Sono circa 380, hub compreso, i richiedenti asilo che sono stati accolti dal capoluogo. Non ci metterei nulla a trovare nuovi appartamenti qui, dove l’offerta immobiliare è maggiore, ma sono contraria a farlo. Proprio perché il sistema regge se l’accoglienza è distribuita.

I mille profughi ospitati in provincia, sono sistemati in quelli che sono ormai 32-33 Comuni. Non sempre l’accoglienza è immediata perché magari si trovano gli immobili, ma vanno sistemati.

Restano ancora alcuni Comuni, come Caneva, Sesto al Reghena e San Giorgio della Richinvelda, che avrebbero i numeri per ospitare migranti ma dove non siamo riusciti a farlo per mancanza di disponibilità di case. Stiamo vedendo con i Comuni che hanno una popolazione tra mille e duemila abitanti, mentre nei piccolissimi diventa problematico».

Croce rossa. Nel corso dell’incontro si è discusso anche del progetto del dormitorio che la Croce rossa sta approntando in città. «C’è l’impegno Comune – dice l’assessore Emanuele Loperfido – ad affrontare il tema con molta calma».

Non dice di più l’assessore, ma fa intendere che qualche timore sull’opportunità della struttura ci sia . In realtà la Croce rossa, durante la gestione della ex caserma Monti, ha dato provo di grande professionalità ed era riuscita a creare davvero una gestione ottimale.

I dubbi non sono quindi sull’associazione, quanto sul rischio di creare un’altra struttura che, a detta di alcuni – anche all’interno della giunta – potrebbe diventare un mini hub e risultare presto insufficiente.

Tuttavia alternative non ce ne sono, almeno che non si scelga di lasciare le persone a vivere sulla strada – visto quanto si sta verificando davanti alla Monti – in attesa di entrare all’hub. La discussione resta aperta.

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