Ilario Ammendolia: la mafia sparisce dove le istituzioni sono presenti

UDINE.
Momenti di grande emozione nella sala monsignor Luigi Petris del Centro Balducci di Zugliano quando ha parlato Ilario Ammendolia, sindaco di Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, per la seconda giornata del convegno “Spiritualità per umanizzare il mondo”, soffermandosi sul tema “Accoglienza e convivenza”, un tema che per chi vive in Calabria è sempre stato ben presente, ma è diventato causa di profonde lacerazioni dopo i fatti di Rosarno.


Abbiamo parlato con Ammendolia per approfondire alcuni aspetti del suo intervento.


- Lei ritiene che dei fatti di Rosarno sia stata data una lettura esatta?


«A Rosarno, comune da anni commissariato per fatti di mafia, è accaduto qualcosa di fortemente contraddittorio che è stato causato contemporaneamente dall’assenza dello Stato e dalla presenza della ’ndrangheta. A Rosarno arrivavano tantissimi emigranti quando arrivavano le integrazioni di prezzo in ragione della quantità di agrumi raccolti, anche se poi questi agrumi venivano in parte gettati via. Quando è cambiata la legge sulle integrazioni, gli immigrati non servivano più e la ’ndrangheta ha cambiato strategia. Ancora una volta è stata una sconfitta della Calabria».


- La popolazione come ha reagito?

«A Rosarno l’egemonia culturale della ’ndrangheta ha fatto credere che gli immigrati fossero venuti a togliere il pane ai calabresi. Eppure Rosarno è sempre stata terra di gente che ha lottato e lì vicino ci sono paesi come Caulonia e Riace dove l’accoglienza è praticata con convinzione».


- Al sud la ’ndrangheta gioca sulla povertà, al nord la Lega gioca su una supposta difesa delle tradizioni: sono realtà diverse che portano, però a un effetto unico…


«Io sono andato nella cosiddetta “cartiera di Rosarno” anche nei giorni della rivolta: vi vivevano cincia cinquecento persone e le loro condizioni igieniche rappresentavano un degrado vergognoso: si pensi soltanto che per tutti loro c’erano a disposizione soltanto setto od otto bagni chimici. E così i rosarnesi hanno vissuto contemporaneamente un senso di colpa e un’inquietudine per questa situazione. È stato facile agitare il pericolo dello scandalo e del degrado avanzante. Al sud, insomma, è stato agitato un pericolo, al nord, invece, la Lega porta avanti un’operazione di egoismo e di mistificazione della storia che non si sa dove potrà portare. Semplificando, potremo dire che al Sud non c’è razzismo, al Nord sì».


- Ci sono motivi di ragionevole speranza?

«Le voglio raccontare un episodio. Poco tempo fa sono andato in Australia dove in una città vivono oltre duemila persone del mio paese che mi avevano chiamato perché stavano inaugurando una casa di riposo dedicata a sant’Ilarione abbate, patrono di Caulonia e sono rimasto colpito dal fatto che tutti lavorano con dedizione e ottengono successi e soddisfazioni dal loro lavoro. Questo per noi rientra nella normalità, ma lì vicino c’è anche una comunità che arriva da Platì, che in Calabria è considerata la punta negativa di presenza mafiosa, diversa e peggiore anche di San Luca. Ebbene, questa comunità di plateati ha la stessa voglia di lavoro e la stessa quantità di successo di tutti gli altri. E allora questo significa che tutto dipende dalla presenza o dall’assenza dello Stato, dalla diversa situazione dell’ambiente, dei servizi, della giustizia».


- Cioè nel Sud bisogna arrangiarsi, uscire dalla legalità?

«Fin che da noi sarà considerato giusto essere un “drittigno”, cioè un uomo che sa arrangiarsi trovano scorciatoie e strade non lecite per sopravvivere, la ’ndrangheta non cesserà mai di essere forte».


- Quando si uscirà da questa situazione?

«Il sud uscirà da questa situazione quando cambieranno gli equilibri di uno Stato che la Calabria ha sofferto tantissimo; e – sia ben chiaro – sto parlando di apparato statale e non di nazione unita. E soprattutto quando la politica cesserà di essere intrecciata alla malavita».

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