Il Teatro stabile friulano diventa un’occasione unica di crescita

C’è l’opportunità rara di rivolgersi alle notevoli capacità in loco e alle ottime professionalità formatesi in tanti anni di vera militanza 

l’intervento

Claudio de Maglio*

Intervenendo nel dibattito sul teatro stabile in lingua friulana, come Nico Pepe vorremmo innanzitutto toglierci dal gioco di autoreferenzialità in cui si interviene dicendo quante belle cose si sono fatte, e semplicemente affermiamo che noi proprio come altre realtà (Teatro Club, Css, Mittelfest, il trio Fantini Moretti Scruzzi, Somaglino, Sandra Cosatto etc etc) abbiamo fatto la nostra parte con produzioni importanti, ma anche ne abbiamo viste numerose come spettatori ad opera di coloro che operano a pieno titolo con indubbie professionalità nel territorio e non solo. La qualità prescinde dalla lingua utilizzata e, dunque, pare ovvio, ma altrettanto sensato ribadire che ci sono state produzioni di varia qualità e certamente alcune di ottimo livello sia in friulano sia no.

Quello che ci preme sottolineare è il fatto che attraverso la costituzione di una realtà di teatro stabile friulano si sia aperta un’occasione unica e rara di rivolgersi alle notevoli capacità in loco e alle ottime professionalità formatesi in tanti anni di vera militanza.

Vediamo di valorizzarle per favore, e di tenere in vita una realtà agile ed efficace facendo in modo che si dia spazio al progetto artistico e che l’apparato costi meno di coloro che il teatro e lo spettacolo lo fanno direttamente su palcoscenico. Riconosciamo le competenze artistiche di eccellenza in loco: attori, danzatori, registi, autori, musicisti, light designers, video e computer grafici, scenografi, costumisti, e non solo. Artisti che sono in grado di dire qualcosa non solo in Friuli, ma di essere esportabili e dire cose universali così come in alcuni casi è stato già fatto seppure in modo occasionale. Il Macbettu lo spettacolo in lingua sarda vincitore del Premio Ubu 2018 (visto lo scorso anno al Rossetti a Trieste e che quest’anno potremo ammirare a Udine) era comprensibile a tutto il pubblico e ammirato sia perché era un testo molto noto di Shakespeare sia perché agito attraverso un teatro molto “fisico e gestuale” e in cui la bella e magica lingua sarda era una delle tante componenti che hanno contribuito alla qualità eccellente dello spettacolo. Vorremmo dire, inoltre, che il teatro friulano è maturo, non ha bisogno di “liberatori”, che ha tutti i titoli per nascere e svilupparsi aprendo certamente nuove vie ma rilanciando quanto di importante in questi anni si è sviluppato nel territorio. La prima cosa di cui si sente il bisogno è una progettualità capace di ascoltare e raccogliere istanze e poi scegliere con uno sguardo aperto mettendo un terreno adatto a far prosperare nuovi progetti ed emergenze dell’arte da parte di coloro che hanno dimostrato di saperlo fare e soprattutto far crescere “la meglio gioventù teatrale” di questa terra.

*direttore artistico

della Civica

Accademia Nico Pepe

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