Il Tar: giù la scritta Dacia Arena dallo stadio e l’Udinese ricorre

Il tribunale amministrativo ha respinto il ricorso della società. Rigotto: riteniamo di essere nel giusto, impugneremo la sentenza

UDINE. Le insegne Dacia Arena esposte dall’Udinese calcio sulle curve dello stadio Friuli non potevano essere installate. Il diniego all’autorizzazione rilasciato dal Comune è legittimo.

Lo scrivono il presidente del Tribunale amministrativo (Tar), Umberto Zuballi, e i magistrati Manuela Sinigoi e Alessandra Tagliasacchi, nella sentenza con la quale respingono il ricorso presentato dalla società bianconera contro il parere firmato lo scorso marzo dal dirigente di palazzo D’Aronco, Giorgio Pilosio.

E l’Udinese prepara il ricorso al Consiglio di Stato.

In prima battuta il Tar entra nel merito della dimensione delle scritte e chiarisce che il limite non può superare i 50 metri quadrati e non i 70 come sosteneva l’Udinese. Il punto chiave, però, resta la «qualificazione giuridica delle insegne» e anche su questo punto il Tar concorda con il Comune.

«Si tratta di insegne pubblicitarie e non di esercizio». Il motivo è presto detto: «Udinese calcio è una squadra sportiva professionistica, Dacia il marchio di una linea di prodotti di un costruttore di veicoli».

Allo stadio Friuli, si legge nella sentenza, «l’Udinese svolge la propria attività imprenditoriale, di contro la Renault Italia non svolge la propria attività economica, che consiste nella commercializzazione dei prodotti a marchio Dacia. Allo stadio Friuli, la società Renault Italia pubblicizza i prodotti a marchio Dacia».

E ancora: «È fatto notorio che a Udine la squadra di calcio è l’Udinese calcio e che per assistere alle relative partite casalinghe occorre recarsi allo stadio Friuli. Anzi, stadio Friuli è da sempre il nome con il quale viene identificato l’impianto sportivo, senza che si ingeneri il rischio di confusione con altre consimili strutture».

Insomma «legittimamente il Comune di Udine ha respinto la domanda di Udinese calcio perché quelle installate non sono insegne di esercizio».

Ma la società bianconera minimizza: «Le sentenze non si commentano - afferma il direttore Alberto Rigotto - , si rispettano o si impugnano. Presenteremo immediatamente ricorso perché riteniamo di essere nel giusto.

Dispiace che per far valere le proprie sacrosante ragioni sia sempre necessario ricorrere alle vie legali. In discussione non c’è la sponsorizzazione dello stadio ma solo le dimensioni delle insegne».

E l’opposizione attacca. I forzisti Vincenzo Tanzi e Maurizio Vuerli esultano: «È la nostra vittoria, siamo stati noi i primi a segnalare il caso». Soddisfatta pure la grillina, Claudia Gallanda: «Il contratto e i regolamenti non lasciavano dubbi. Ringrazio il dirigente per il lavoro svolto».

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