Il ritorno dello sciacallo: avvistato anche in Carnia

La specie è seguita dagli esperti del Museo di storia naturale di Udine. Lo zoologo Luca Lapini ne segue gli spostamenti fin dagli anni Ottanta

TOLMEZZO. La Carnia, il Carso e la Destra Tagliamento. Queste le zone della nostra regione dove è stato individuato lo sciacallo dorato, un animale in forta espansione in tutta Europa che viene seguito da anni con particolare attenzione dagli esperti del Museo Friulano di Storia Naturale.

Gli sciacalli dorati sono piccoli canidi eurasiatici di 10-15 chili. Il Museo friulano di storia naturale di Udine ha scoperto la specie in Italia nel 1984 e ne studia l’espansione già dai primi anni Ottanta.

Anno dopo anno si ampliano così le conoscenze relative al “Canis aureus”, i cui ultimi esemplari sono stati individuati da poco nel Maniaghese (Magredi del Cellina) grazie all’attenzione di Mauro Caldana (dell’Associazione naturalistica Cordenonese e Associazione Astore Fvg).

Oggi – spiega Luca Lapini, zoologo del Museo friulano di storia naturale del Comune di Udine – la specie è diffusa nella nostra regione, in Veneto e in Trentino Alto Adige, con 5-8 gruppi.

In regione oggi sono presenti quattro diversi gruppi riproduttivi, due sul Carso goriziano, uno in Carnia, uno nel Maniaghese.

Gli approfondimenti immediatamente messi in atto dal personale del Museo Friulano di Storia Naturale con il metodo del play-back (emissione di richiami registrati a cui gli sciacalli rispondono) hanno permesso di stabilire che nei magredi oggi vive un gruppo familiare di almeno 4-7 animali.

Una novità di grande interesse, che aumenta le possibilità di conservazione della specie in Italia».

«Questo canide – spiega ancora Lapini – si nutre di vertebrati di piccola e media taglia, insetti, bacche, frutta, carcasse e rifiuti. Cattura soprattutto piccoli e medi mammiferi fino a due chilogrammi di peso.

Anche nelle zone dove è protetta dalla legge, la specie viene spesso abbattuta per errore nel corso di battute di caccia alla volpe. Ciò costituisce il principale pericolo per la sua conservazione e nel contempo limita e contiene la sua naturale tendenza all’espansione».

«La tolleranza umana – spiega l’esperto udinese – è abbastanza bassa sia per qualche episodio di predazione sul patrimonio zootecnico semi-brado, sia per i danni alle coltivazioni, sia per la competizione con i cacciatori nella ricerca di alcune prede.

L’atteggiamento delle popolazioni rurali nei confronti dello sciacallo dorato è per lo più negativo, nel migliore dei casi simile a quello esibito nei confronti della volpe. Ciò porta a frequenti fenomeni di bracconaggio che costituiscono un notevole pericolo per la sopravvivenza della specie».

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