Il rilancio di Ronchi? Voli per l’Est Europa e più charter in estate

RONCHI DEI LEGIONARI. «Vogliamo che i friulani, al bivio dell’autostrada a Palmanova, svoltino a sinistra per arrivare a Ronchi e imbarcarsi su un aereo e non vadano più a destra, verso Venezia o Treviso».
La mission di Antonio Marano e Marco Consalvo, vertici della società Aeroporto, nominati dalla Regione in questo turbolento 2015, che ha visto la definitiva uscita di scena dell’ex presidente Dressi e del pagatissimo ex dg Stradi, è ambiziosa.
Recuperare traffico (prima di tutto gli udinesi e i pordenonesi) sullo scalo regionale, portare in attivo i bilanci, sistemare una struttura obsoleta, rendere appetibile lo scalo, magari in vista di una possibile privatizzazione.
Il direttore generale Marco Consalvo, 48 anni, non si fa certo spaventare dall’impresa. Da manager a Napoli ha consentito a quell’aeroporto di raddoppiare i passeggeri (da 2,5 milioni a 5 milioni).
Lui non guarda ai successi del passato, è consapevole che il lavoro in Friuli Venezia Giulia sarà tanto (gli hanno lasciato solo macerie, dicono i bene informati), ma la strategia in gran parte è delineata, adesso dovrà essere rifinita, perfezionata, cesellata.
Una strategia che non lascerà nulla al caso, e che sarà connotata da una parola d’ordine: determinazione.
Ingegner Consalvo, quali sono le basi del rilancio?
«L’aeroporto deve stare e muoversi sul mercato, in uno scenario che vede dei competitor ben attrezzati. Penso a Venezia, Verona, Lubiana. La struttura dello scalo deve essere dimensionata sui collegamenti aerei: più servizi, più voli. Altrimenti non reggiamo».
Il traffico passeggeri continua a fare fatica. Dall’estate in poi è tornato il segno meno...
«Novembre e dicembre sono migliori. Novembre lo abbiamo chiuso con un più 4,4% rispetto allo stesso mese del 2014, dicembre potrebbe fare ancora meglio, ci sono i collegamenti di fine anno per Barcellona. A fine 2015 stimiamo 745 mila passeggeri, con un progresso dello 0,6%, circa 5 mila in più rispetto all’anno precedente. Numeri piccoli, ma pur sempre un segnale. Il target che ci siamo dati per il 2016 è un più 5 per cento tra arrivi e partenze. Ma è un target cautelativo».
Per ottenere tale risultato c’è da allargare l’offerta.
«Noi dobbiamo rappresentare un punto di riferimento per il turismo e ci stiamo muovendo in più direzioni. Credo che l’Est Europa abbia potenzialità forti per questo scalo. C’è la Polonia, un mercato molto interessante, Praga, Budapest, la Russia. E ancora Romania e Albania, per i viaggiatori cosiddetti “etnici”».
Tante compagnie hanno però già definito le rotte per la prima parte del 2016, mentre qui è necessario invertire subito la tendenza negativa.
«Certo, lo sappiamo. Per il 2016 potremo agire sui charter estivi, qui si può lavorare con efficacia. E’ una finestra che si può utilizzare per nuove rotte con la Grecia e la Croazia, destinazioni turistiche per eccellenza. E poi c’è la crocieristica, qui potremmo intercettare alcuni voli anche dalla Russia e dal Nord Europa. Attualmente, sul fronte crociere, c’è un’eccedenza di traffico su Venezia e una carenza su Ronchi. Proveremo a riequilibrare le cose».
Poi ci sono le tre compagnie tradizionali: Alitalia, Lufthansa, Ryanair. Cambierete approccio?
«Con Alitalia vogliamo capire se è possibile aumentare la frequenza da e per Roma, in modo da facilitare le connessioni con il resto del mondo. E vale un po’ lo stesso per Lufthansa su Monaco di Baviera. Con i dirigenti commerciali di Ryanair abbiamo in agenda un appuntamento già la prossima settimana. Credo che ci siano margini di sviluppo per la low cost irlandese, sia per tratte nazionali che internazionali. Anche se dovessimo perdere Alghero, per il disimpegno di Ryanair con la Sardegna, troveremo altre rotte interessanti».
Resterebbero però poche le linee aeree che gravitano sul Fvg...
«Cercheremo di introdurre nuove compagnie, tenendo conto dei mercati target ai quali ho accennato prima. Ma i nomi, per adesso, sono prematuri».

Puntare molte carte sul turismo significa avere una sinergia strettissima con TurismoFvg. A che punto siamo?
«Attendiamo loro indicazioni, la loro visione. Ci siamo già parlati, abbiamo avuto contatti. Ci piacerebbe avere rapporti sempre più stringenti e proficui. Collaborare con TurismoFvg diventa vitale, ma alcuni elementi sono da mettere a posto».
Da anni tiene banco il tema di Venezia sì, Venezia no. Sono possibili alleanze vere, o è solo pourparler?
«Le alleanze si fanno a bocce ferme. Ed è un’ipotesi che va affrontata quando il nostro scalo sarà in grado di camminare con le proprie gambe, di stare sul mercato globale con un ruolo forte e delineato. Ci servono tre anni di lavoro per valutare ciò che faremo. Alla fine spetterà al socio unico, alla Regione, decidere se allearsi, se restare da soli perchè l’aeroporto è un asset strategico o se privatizzare».
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