Il professore trans di Cervignano scatena polemiche anche sui social

CERVIGNANO. C’è chi gli esprime solidarietà e chi invece condanna duramente il suo comportamento. Michele Romeo, il professore di matematica e fisica ermafrodito che venerdì ha iniziato il suo primo giorno come supplente al liceo Einstein, è al centro del dibattito, anche sui social network.
Romeo, che vanta una preparazione scolastica di tutto rispetto, si è presentato in classe con il rossetto sulle labbra, una matita nera sugli occhi, una borsetta da donna a tracolla, un vistoso paio di orecchini e una collana. Ha spiegato agli studenti di essere intersessuale. Per alcuni è un esempio di coraggio, per altri un esibizionista. La notizia, diffusa dal Messaggero Veneto, da giorni è tema di discussione, anche sui media nazionali.
Le posizioni sono diverse. La Rete degli studenti medi di Udine, in una nota, si schiera dalla parte del professore ermafrodito. «Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a Romeo, insegnante intersessuale dichiarato che, con grande coraggio, ha spiegato ai suoi alunni la sua condizione. Non bisogna nascondersi o camuffare il proprio aspetto per paura del giudizio del prossimo.
Michele ha fatto la scelta giusta e ha messo subito in chiaro di essere ermafrodito. Chi solleva polveroni o minaccia di trasferire i ragazzi perché “traumatizzati” vive nel Medioevo. Di un insegnante si può valutare la didattica, la curiosità che ci trasmette grazie alle sue lezioni, le nozioni creative e la conoscenza, ma non certo il suo sesso. La nostra generazione di studenti combatterà e sconfiggerà per sempre l’omofobia».
Di ben altro tenore l’intervento di Forza nuova Fvg, secondo cui la sessualità è qualcosa di intimo e privato. Simone Mestroni, a nome di Fn, ha scritto una lettera a Romeo.
«Ostentare e professare la sua “intersessualità” – Mestroni si rivolge al docente – può realmente essere un fattore positivo per i ragazzi con i quali ogni giorno andrà a relazionarsi? Che modello etico pensa di trasferire a giovani di 14 anni presentandosi con gonna e rossetto, ma con la barba del giorno dopo?
Lei è consapevole che la negazione di ogni differenza tra uomo e donna, alla quale lei contribuisce nella sua attività educativa, crea una pericolosissima tabula rasa nell’identità psico-sessuale dei suoi alunni? Non ci aspettiamo una risposta.
Sappiamo già che nell’orgia di diritti del terzo millennio, quello di parola a noi poveri omofobi sarà sempre e comunque negato. Noi siamo gli arretrati, gli intolleranti e i sessualmente repressi. No, noi siamo quelli che cercano di non sovvertire il modello familiare e civile finora ritenuto normale, siamo quelli che stanno dalla parte di tutti quei genitori che credono che essere educati da un uomo o da una donna sia il più naturale dei diritti».
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