Salme decomposte nella sala autopsie, il Comune di Udine: «Nessun malfunzionamento»

Dopo le notizie sui due casi in cui si sarebbero registrate difficoltà nell’effettuazione degli esami autoptici, arriva la precisazione: «Non è mancata la corrente»

Anna Rosso
La sala delle autopsie al cimitero San Vito di Udine /foto petrussi
La sala delle autopsie al cimitero San Vito di Udine /foto petrussi

«I tecnici comunali non hanno rilevato alcun malfunzionamento nei locali obitoriali del cimitero di San Vito, a Udine».

Dopo la notizia, diffusa nella serata di martedì, relativa a presunte criticità registrate in occasione di due distinti esami autoptici disposti dalla Procura del capoluogo friulano (l’uno sui resti del corpo di Alessandro Venier, assassinato il 25 luglio a Gemona e l’altro sulla salma di un 69enne friulano deceduto un mese dopo essere stato investito da un’auto), ha diffuso, attraverso il suo ufficio stampa, una nota contenente alcune puntualizzazioni.

La sala delle autopsie al cimitero San Vito di Udine. Foto Petrussi
La sala delle autopsie al cimitero San Vito di Udine. Foto Petrussi

«In riferimento agli articoli apparsi sulla stampa e, in particolare, al lancio Ansa diramato nella giornata di martedì riguardante presunti malfunzionamenti nella sala autopsie e, in particolare, delle celle frigorifere del cimitero di San Vito a Udine – si legge nel comunicato arrivato da palazzo D’Aronco –, l’amministrazione comunale di Udine intende fare alcune precisazioni».

Come una delle responsabili dei servizi cimiteriali ha già avuto modo di riferire nei giorni scorsi alla stessa Procura, «nell’intero periodo interessato, i tecnici comunali non hanno rilevato alcun malfunzionamento negli spazi dell’obitorio del cimitero di San Vito. Da verifiche interne non sono emerse problematiche relative all’alimentazione elettrica né cali di tensione e non è stato necessario alcun intervento di ripristino o riarmo».

L’amministrazione comunale fa anche notare che «i due episodi citati, relativi a due differenti decessi in diversi giorni, non presentano alcuna correlazione tra loro».

Nel primo caso, relativo ad un efferato delitto, «l’esame autoptico è stato eseguito all’ospedale civile di Udine. Il Comune si è limitato ad ospitare e a conservare la salma nelle celle frigorifere fino al giorno antecedente l’esame, che si è svolto il 13 agosto». Tra l’altro, sempre secondo quanto riferito dall’ufficio stampa, «in merito a questo episodio non risulta pervenuta al Comune di Udine alcun tipo di segnalazione ufficiale da parte della Procura della Repubblica».

Il secondo caso è quello relativo alla salma di un uomo deceduto sabato 9 agosto. «Questa – spiega il Comune – è giunta al cimitero di San Vito nel pomeriggio del giorno successivo alla mattina del decesso, ossia di domenica 10 agosto. È stata conservata nelle celle frigorifere come previsto dalla legge e l’autopsia è stata regolarmente eseguita il giorno 18 agosto nella sala autoptica del Cimitero di San Vito. E, come già detto, i tecnici comunali non hanno rilevato alcun malfunzionamento nei locali obitoriali».

La notizia diffusa dall’Ansa nel tardo pomeriggio di martedì scorso, parlava di presunti malfunzionamenti «delle apparecchiature della sala settoria del cimitero San Vito», facendo riferimento a due diversi casi verificatisi nel giro di alcuni giorni. Il primo relativo ad Alessandro Venier, l’uomo ucciso e fatto a pezzi a Gemona, «la cui salma per un disguido non essendo stata estratta per tempo dalla cella frigo, ha rischiato di differire gli esami in quanto i resti erano ancora parzialmente congelati. I periti hanno dovuto attendere prima di poter avviare le operazioni». Lunedì «si è verificato un problema opposto»: la salma del 69enne era in via di decomposizione e ciò ha complicato non poco l’esame, che pure è stato effettuato.

«Insieme ai familiari – ha fatto sapere l’avvocato Nicola Piovano Franz, che tutela i parenti del 69enne –, attenderemo di comprendere quali saranno le determinazioni della Procura, riservandoci ogni azione, anche in sede civile, al fine di tutelare gli interessi dei congiunti e il rispetto dovuto alle spoglie del defunto». 

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