Il procuratore capo di Udine: "Stop agli esposti anonimi, li cestiniamo"

De Nicolo interviene di fronte al proliferare di segnalazioni di sperpero di soldi pubblici, evasione e lavoro “nero”

UDINE. Gli esposti anonimi valgono quanto la carta straccia. E tutto quel che c’è scritto dentro non può, nè potrà mai trovare alcun utilizzo in chiave giudiziaria. Al procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, spiace ripeterlo e anche usare toni così ultimativi.

Ma di fronte al proliferare di segnalazioni più o meno interessanti, ma sprovviste del nome del mittente, non vede altra soluzione che quella di rivolgersi direttamente alla popolazione. Un appello, insomma, per ricordare l’inutilità - in termini di legge - di tutto ciò che non è firmato.

«Ne riceviamo in media tre o quattro a settimana – spiega De Nicolo – e finiscono regolarmente tutti archiviati». Senza quasi passare dal via, insomma, salvo verificare che non si tratti della segnalazione di un qualsiasi pericolo per la sicurezza o per l’ordine pubblico.

Una bomba, per esempio, caso assai raro - da quando De Nicolo è arrivato a Udine, tre mesi fa, per fortuna non è ancora mai successo niente del genere - e che impone comunque una verifica tempestiva dell’eventuale presenza di situazioni di concreto e reale pericolo per la popolazione.

«In genere, gli esposti riguardano fatti di malcostume – continua il procuratore –. Si denunciano persone sospettate di non pagare le tasse e situazioni di lavoro in “nero”, casi di sperpero di denaro pubblico e colleghi che “rubano lo stipendio”».

Tutte segnalazioni potenzialmente capaci di mettere in moto la macchina investigativa, ma destinate invece a finire cestinate. Nè si creda che sia sufficiente scarabocchiare qualcosa di simile a una firma: il trattamento, in caso di nomi illegibili, è analogo a quello riservato agli anonimi.

«Talvolta capita di ritrovarsi di fronte a nomi e cognomi scritti in stampatello o al computer, ma che gli accertamenti rivelano essere inventati e inesistenti – continua il procuratore –. Anche con questi, va da sè, non possiamo fare niente. A vietarlo è la legge e noi dobbiamo attenerci».

Un riserbo non soltanto inutile, quindi, ma finanche controproducente. La soluzione, per chi proprio non ne vuole sapere di uscire allo scoperto, esiste.

«Chi ritiene di avere qualcosa da riferire – spiega De Nicolo –, può rivolgersi a un ufficiale di Polizia giudiziaria, cui non spetta alcun obbligo di rivelare le generalità degli informatori. Per procedere, al magistrato basterà la notizia di reato che l’ufficiale (dal carabiniere, al poliziotto, al finanziere, ndr), svolte le dovute verifiche, presenterà in Procura».

Altra cosa, ricorda il procuratore, sono gli sportelli e i numeri di telefono ai quali è possibile rivolgersi in forma anonima, per segnalare casi di usura, stalking e altri reati particolarmente delicati. «I più non firmano gli esposti per paura di esporsi o per evitare le seccature che un procedimento penale può determinare. Ma noi – conclude De Nicolo – non siamo la voce degli anonimi».

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