Il pc ed internet gli incubi per Orwell dei nostri tempi

«La mia più grande paura oracome ora penso che sarebbe l’essere rinchiuso in una stanza con soltanto un pc e l’accesso a internet, sentendo il mio cervello conformarsi, deteriorandosi»: parole che...

«La mia più grande paura oracome ora penso che sarebbe l’essere rinchiuso in una stanza con soltanto un pc e l’accesso a internet, sentendo il mio cervello conformarsi, deteriorandosi»: parole che fanno riflettere quelle del regista Matthew Lenton, in relazione alla sua rivisitazione in chiave teatrale di “1984”, capolavoro di George Orwell, co-prodotto dal Css e in scena al Palamostre. Fu per Lenton sufficiente un’unica lettura del romanzo per sentirsi chiamato ad inscenarlo insieme alla sua compagnia di attori. Il regista infatti, nonostante l’atmosfera innegabilmente angosciante e cupa caratteristica del romanzo, cerca di trovare “il bello, il positivo” che da esso si può trarre, in ogni sfaccettatura, dell’opera di Orwell. Inquietante riflessione, e specchio di un futuro tristemente prossimo, “1984” rappresenta una realtà distopica in cui il pensiero e le azioni dei cittadini vengono monitorati e sorvegliati in maniera costante dalle autorità).

«Nessun’altra opera di Orwell ha avuto la visionaria fortuna di “1984”, probabilmente era una realtà che egli ha saputo leggere dentro di sé, già ai suoi tempi, ed onestamente non saprei pensare a come questo sia stato effettivamente possibile», conclude Lenton. Ma se il nostro modo di ragionare sta cambiando, chi o cosa guida questo cambiamento?

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