Il pavimento del bar è un’opera d’arte

Rodeano Basso: “Al Goloset” può vantare l’originale realizzazione del pittore Silvano Spessot
RIVE D’ARCANO. Il segreto del successo? È racchiuso in quattro parole: lavoro, simpatia, gentilezza. Sono loro stesse a rivelarlo: «Quando vai dietro il bancone devi lasciarti alle spalle problemi, preoccupazioni e ubbie, sfoderare il meglio di te e prodigarti perché chi entra, esca possibilmente con il sorriso». Una formula, quella delle tre parole quotidianamente assecondate, che sono diventate la formula vincente del bar “Al Goloset”, di Rodeano Basso, gestito da Lisa Cimolino ed Eleonora Rugo, rispettivamente di 36 e 32 anni, che tra pochi giorni festeggerà i tre anni di apertura. Con un record tutt’altro che trascurabile: in questo primo triennio il bar non ha mai chiuso i battenti un solo giorno, festività comprese. Lavorare sodo senza guardare l’orologio non le spaventa. «L’importante è sapersi organizzare, crederci, provare», dice Lisa. Ma anche saper rinunciare, verrebbe da aggiungere. E pensare che tutto era cominciato per scherzo proprio tre anni fa, quando Lisa ed Eleonora avevano saputo che il bar era in vendita. «Facciamo? Si fa? Proviamo?» si erano dette una sera. Qualche giorno di riflessione, due calcoli finanziari e l’affare fu sancito. Già, uno scherzo. Come quello che pochi giorni fa ha partorito un’altra trovata geniale…


Dunque, circa un mese fa le due titolari del “Al Goloset” hanno deciso di rifare il pavimento del bar. Ne hanno parlato con Silvano Spessot, il noto pittore (a febbraio la chiesa di San Francesco, a Udine, ospiterà per circa due mesi la sua antologica) che vive a Rodeano Basso e che frequenta il bar. Una frase buttata là, una chiacchierata, un bicchiere condiviso e una stretta di mano a suggellare l’idea. “Al Goloset” è rimasto chiuso quattro giorni, il tempo utile per consentire a Spessot di realizzare il nuovo pavimento che è forse la sua più grande opera d’arte. «Ho usato una tecnica mista – spiega l’artista – , una sorta di base cementizia, l’incisione delle figure, il dipinto e poi la resina. Sono estremamente felice perché è la prima che realizzo dipingendo il pavimento in un locale pubblico e non in abitazioni private. E mi pare che il riscontro sia stato lusinghiero».


«Siamo semplicemente entusiaste – conferma Eleonora – perché non c’è un avventore che non sia rimasto estasiato. Così, quella che pareva un’idea azzardata o uno scherzo, come appunto quello di acquistare il bar, si è trasformata in un altro successo». «E assicuro – aggiunge Lisa – che il dipinto piace a tutti, indipendentemente dall’età, dalla cultura e dal censo». Spessot ha realizzato sul pavimento quello che è stato l’oggetto che lo ha lanciato definitivamente nell’olimpo dell’arte pittorica: gli omini senza volto che fotografano una caratteristica del nostro mondo: l’apparenza. Omini senza volto, senza espressione. Vacui. Passivi, privi di tratti somatici epperò tutti con la cravatta. E quindi attenti al superfluo e all’effimero. Quegli “omini” oggi sono alla portata di tutti. Si possono calpestare e ammirare, grazie a uno degli “scherzi” di Eleonora e Lisa. Che pare stiano progettando un’ennesima trovata.
(d.p.)


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