Il mistero della casa di Gemona

Dal Sudafrica: ha un immobile in Friuli. Urbani e Cainero: una bufala, basta fango sul nostro progetto

GEMONA. Il manifesto lo ritrae ai blocchi di partenza. Sopra una scritta, una sua dedica in inglese. Eccola: “A tutto lo staff dell’hotel Willy. Grazie per tutto il vostro sostegno. Una casa lontano da casa”! Per Pistorius l’hotel gemonese era dal 2011 la sua seconda casa. E lo sarebbe stata anche per la prossima estate. Aveva rifiutato una camera per disabili e aveva voluto una standard: letto matrimoniale, bagno, tv.

Già, la sua seconda casa era probabilmente quella stanza d’albergo, al Willy di Gemona. Eppure i media internazionali – complice il lancio di un’agenzia in una gara parossistica a colpi di twitter e di scoop veri o presunti - sostengono che Pistorius sarebbe proprietario di una casa, probabilmente in Friuli e verosimilmente a Gemona. In realtà, alcune troupes televisive sono piombate nei pressi di Grosseto per capire se l’atleta fosse proprietario di un’abitazione all’interno del Residence La Fattoria del principino dove Pistorius aveva alloggiato prima di innamorarsi del Friuli. Ma siamo nel 2010.

E nella “guerra” del chi la sa più lunga è spuntata anche l’ipotesi, fatta rimbalzare dal quotidiano “Saire magazine” secondo cui un sindaco (e il riferimento non può che riportarci in Friuli) avrebbe regalato a Pistorius niente meno che una pista da atletica e una palestra. Un’altra notizia che ha provocato un nuovo tsunami mediatico a colpi di telefonate, mail, twitter. Insomma, l’ennesimo, presunto scoop che ha fatto arrabbiare non poco Gemona, in primis il suo sindaco, Paolo Urbani.

«L’unica cosa che posso dire – commenta – è che la pista dove Pistorius si allenava era stata oggetto di un restilyng, grazie a un contributo regionale, avvenuto prima che lui avesse scelto Gemona come luogo ideale per gli allenamenti. Quanto alla palestra e alla casa... sono ipotesi lunari. Non so più cosa dire e come respingere l’assalto mediatico». Da parte sua il Project manager di “Gemona città dello sport”, Enzo Cainero, si dichiara allibito da come si sta evolvendo l’intera vicenda, anche «per il resoconto degli interrogatori. Ritengo incredibile che oggi si metta in discussione la sua libertà per il fatto che sarebbe proprietario di una casa a Gemona».

Proprio questa mattina, il Tribunale che sta giudicando Pistorius deciderà se concedergli la libertà su cauzione. E sulla decisione pesa anche l’ipotesi della fuga dell’atleta in Friuli. Molte ipotesi accusatorie sono state, invece, ridimensionate, a partire dall’uso di anabolizzanti scambiati con prodotti fitoterapici. Anche la mazza da Cricket con la quale si presumeva che l’atleta si fosse accanito contro la fidanzata non pare più interessare gli investigatori.

E ancora: l’altra arma ritrovata in casa di Pistorius, una P38, è risultata di suo padre che l’aveva affidata al figlio perché la custodisse. Infine, il capo della polizia a capo delle indagini, è stato rimosso dal “caso” per dei suoi pregressi con la giustizia. Insomma, un puzzle sempre più difficile da ricomporre, dentro il quale piombano tasselli che non s’incastrano con l’intera tragedia che esige verità in tempi certi.

E questo il caso, ad esempio, di quel 45”07 conseguito da Pistorius il 19 luglio del 2011 a Lignano e giustificato, secondo alcuni malevoli, dall’uso di sostanze proibite. Al proposito, il presidente dell’associazione Nuova Atletica dal Friuli, organizzatore del Meeting Internazionale di Atletica Leggera “Sport Solidarietà” di Lignano, Giorgio Dannisi, ieri ha confermato che «l’atleta al termine di quella gara è stato regolarmente sottoposto dai Giudici di Gara della Fidal appositamente preposti a questo servizio, naturalmente insieme al medico incaricato al controllo antidoping».

Notizie che s’incastrano con notizie dentro le quali c’è per ora soltanto un dato drammaticamente certo: la morte della fidanzata Reeva a colpi di pistola.

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