Il lago di Cavazzo e la lotta contro il fango: "Ecco come la centrale sta devastando l'ambiente"

Trasaghis: Luca Gasperini, il ricercatore dell’Ismar di Bologna che ha rilevato il fondale: l’apporto di fango e acqua fredda cambia gli equilibri e crea livelli privi di vita

TRASAGHIS. La centrale di Somplago modifica l’equilibrio naturale del lago di Cavazzo. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio deve ricredersi perché i rilievi effettuati con veicoli autonomi dotati di sensori per investigare il fondo, non lasciano ombra di dubbio: «L’apporto di fango e di acqua fredda cambia l’equilibrio del fondale e, conseguentemente, crea un ambiente non più naturale». Nel centro nautico “Nautilago” di Alesso, Luca Gasperini, il ricercatore dell’Istituto di scienze marine del Cnr di Bologna, nell’illustrare il rilievo geofisico realizzato in collaborazione con il Comune di Trasaghis, il Comitato per la difesa e la valorizzazione del lago e il Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, è stato chiarissimo: «Il lago dei tre Comuni è fortemente impattato dalla centrale idroelettrica».



L’analisi delle carote e le ecografie effettuate nei sedimenti attesta che «la riduzione della temperatura unita all’apporto periodico di sedimenti estranei al bacino lacustre, apporto che avviene sotto forma di colate durante le piene del Tagliamento, quando la centrale turbina acque limacciose, provoca una sorta di sterilizzazione del fondo. Abbassa i livelli di ossigeno normale e crea livelli privi di ossigeno e quindi senza la possibilità per la vita di proliferare sul fondo del lago», ha aggiunto Gasperini specificando che questo fenomeno favorisce una serie di eventi a catena che, nel tempo, ha modificato il normale livello di vita nel lago. Detta in altri termini significa che là dove insistono gli scarichi dei fanghi viene meno la flora e la fauna acquatica.

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Il fenomeno è più evidente a nord e nel centro del lago, mentre a sud dove gli scarichi non arrivano l’ambiente lacustre è ancora vivo e vegeto. Basti pensare che dalle immagini scattate dai veicoli autonomi realizzati dal gruppo di ricerca coordinato da Gasperini nell’ambito di un progetto europeo di trasferimento tecnologico, rivelano la presenza sul fondo di ordigni bellici.

Proprio perché il lago è un libro aperto e le carote dei sedimenti rivelano la storia millenaria dell’ambiente, i ricercatori datano il cambiamento dell’equilibrio del fondale a partire dagli anni Cinquanta. Gli anni in cui è stata realizzata ed è entrata in funzione la centrale.

Quella di giovedì, 17 maggio, è stata una giornata importante per la salvaguardia e la valorizzazione del lago naturale dei tre comuni. Non tanto perché è stata confermata una verità che i Comitati sbandierano da tempo, quanto perché l’Ismar - Gasperini l’ha sottolineato più volte – rende disponibili i dati scientifici, gratuitamente, a tutti coloro che vorranno interessarsi della rinaturalizzazione del lago. «Sono dati non definitivi che danno alcune indicazioni per verificare che tipo di impatto ha avuto la centrale». Questo aspetto è stato ribadito ricordando che il progetto nato quasi per caso non si conclude qui: Gasperini trascorre da tempo le vacanze in Carnia assieme alla moglie, Alina Polonia, pure lei ricercatrice dell’Ismar di Bologna e componente del gruppo proponente il rilievo geofisico del lago (ne fanno parte anche Giuseppe Stanghellini dell’Ismar e Fabrizio Del Bianco del consorzio Proambiente di Bologna) e in uno dei loro periodi di permanenza, sono venuti a conoscenza del fenomeno locale.

Hanno contattato i Comitati e il sindaco e creato un’interazione con la popolazione che il gruppo di ricerca porterà a esempio come esperienza positiva. «E il posto dove abbiamo lavorato meglio», ha spiegato Gasperini nel ribadire che il loro compito resta quello di analizzare la situazione dal punto di vista naturalistico. È una posizione neutrale, anche su questo punto Gasperini ha insistito parecchio.

Chiariti tutti gli aspetti, in una sala quasi troppo piccola per contenere i politici arrivati per assistere alla presentazione – dal neo deputato Renzo Tondo, ai consiglieri regionali Barbara Zilli (Lega) e Massimo Moretuzzo (Patto per l’autonomia) ai sindaci della zona – Gasperini, attraverso le mappe che fotografano il fondale fino a 40 metri di profondità, ha ripercorso la storia geologica del lago simile, per caratteristiche, a un’ansa fluviale con un fondale molto più mosso di quello che si aspettavano i ricercatori.

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Le mappe rivelano dove si depositano e si distribuiscono i fanghi. Una linea rossa indica dove il fondale ha cambiato completamente aspetto: questo è il limite oltre il quale non c’è più vita. La stratificazione racconta pure la storia geologica del luogo, compresa quella del 1976 che in Friuli tutti ricordano. «La stratificazione – ha chiarito Gasperini – si vede meglio nella sponda sud che è quella che risente meno degli apporti della centrale. Al centro e a nord il fondo è totalmente impenetrabile. Denota la presenza di gas non sfruttabile dal punto di vista economica che si forma in ambienti senza presenza di ossigeno». E poi ci sono le righe nere ben evidenti nelle carote di sedimento, quelle linee confermano la mancanza di vita sul fondo. Ora, con i dati messi a disposizione dall’Ismar, toccherà ai politici decidere se e come intervenire per rinaturalizzare il lago di Cavazzo che vanta caratteristiche scientifiche interessati. Non a caso Gasperini propone di trasformarlo in un centro di ricerca e di studio per le scuole europee sull’ambiente naturale.

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