Il giallo di Fontanafredda: freddato con un colpo alla tempia, si indaga sull'ultimo incontro con un uomo al bar

Alessandro Coltro trovato morto dietro una siepe, vicino al parcheggio del Meta. L'auto era a pochi metri dal corpo, le chiavi ancora nel cruscotto. Non sono stati trovati segni di colluttazione ma un solo proiettile, elemento che fa pensare a un’esecuzione

Ha lasciato le chiavi inserite nel cruscotto della sua Kia Cee’d grigio-azzurra, come se quell’ultima incombenza da sbrigare, lunedì sera, al centro commerciale Meta, al confine fra Fontanafredda e Sacile, fosse questione di pochi istanti. Invece Alessandro Coltro, 48 anni, nato a Sacile e residente a Nave, frazione di Fontanafredda, ha trovato la morte nel boschetto dietro la siepe, a circa una decina di metri dalla sua station wagon, parcheggiata nel penultimo stallo di sosta prima di quell’angolo appartato, invisibile dalla Pontebbana, ma accessibile anche dall’altro lato.

CHE COSA SAPPIAMO DEL DELITTO DI FONTANAFREDDA IN NOVE PUNTI 

  1. Alessandro Coltro viene trovato morto alle 19 di martedì, 25 settembre, tra la vegetazione ai margini del parcheggio del supermetcato Bingo di Fontanafredda
  2. Coltro aveva 48 anni, era originario di Sacile e viveva a Nave di Fontanafredda
  3. Separato, aveva una figlia minorenne.
  4. Coltro viene visto per l'ultima volta alle 15.30 di lunedì 25 settembre. Aveva pranzato con un amico
  5. L'ultimo contatto Whatsapp della vittima risale alle 19.30 
  6. È la madre a denunciare la scomparsa di Alessandro Coltro
  7. All'inizio si pensa al suicidio ma l'arma non è accanto al cadavere
  8. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio
  9. Ascoltate alcune persone, ora sono al vaglio degli inquirenti le immagini delle telecamere
     

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L'ultima ora e mezza. Al centro commerciale sulla Pontebbana, Coltro, artigiano che lavora in una ditta per il filtraggio dell’acqua, è arrivato poco dopo le 18, lunedì 24 settembre. L’ultimo accesso a whatsapp sul cellulare risale invece alle 19.30. Poi un lungo blackout, che ha fatto trascorrere la notte insonne alla madre Liviana Mores, 71 anni, e ha preoccupato gli amici. Finché l’indomani mattina, al secondo campanello d’allarme – Coltro non si era presentato dalla ex moglie a prendere la figlia, alla quale era legatissimo, un impegno al quale non avrebbe mancato per nulla al mondo – la madre non si è risolta a denunciarne la scomparsa ai carabinieri di Fontanafredda. È nell’arco di quell’ora e mezza, dalle 18 alle 19.30 di lunedì, che risiede la chiave del mistero e si stanno concentrando gli sforzi investigativi.



Gli inquirenti ritengono che Coltro avesse un appuntamento con qualcuno al centro commerciale. I detective dell’Arma hanno setacciato le immagini delle telecamere di tutti i negozi, individuando l’entrata e l’uscita di Coltro. E hanno arricchito la ricostruzione con i racconti dei testimoni.

L'incontro al bar. L’artigiano è entrato al bar dell’area commerciale e si è intrattenuto con un altro avventore, giunto per conto suo, non ancora identificato dai carabinieri. Sono stati visti da alcuni testimoni parlare, poi sono usciti insieme dal locale. Evidentemente si conoscevano. Che cosa è successo dopo l’uscita del locale? La rapina è esclusa: portafogli e cellulare dell’artigiano non sono stati rubati.

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Gli inquirenti ipotizzano che Coltro abbia spostato l’auto nella zona d’ombra e più defilata del parcheggio e che sia sceso dalla sua Kia, lasciando le chiavi inserite nel blocchetto di accensione. Come se, per l’appunto, dovesse sostare solo per pochi minuti. Forse l’uomo misterioso lo ha convinto a seguirlo dietro la siepe con un pretesto. Chiunque fosse, Coltro si fidava di lui, non aveva motivo di temerlo. La morte lo ha colto di sorpresa, con un singolo colpo di pistola vicino alla tempia, nell’oscurità.

Il ritrovamento. Il suo corpo è stato ritrovato soltanto l’indomani sera, intorno alle 19, grazie a un’intuizione del luogotenente Gaetano Romano, comandante della stazione dei carabinieri di Fontanafredda. I militari dell’Arma cercavano l’auto di Coltro e così hanno passato al setaccio i parcheggi dei principali centri commerciali e hanno notato infine la Kia al Meta e poi hanno scoperto il corpo dietro la siepe. Sulle mani di Coltro, distese lungo i fianchi, c’erano macchioline di sangue.


Lui era supino, vestito normalmente. Sopra l’orecchio destro, fra i capelli vicino alla tempia, è stato individuato dal medico legale Barbara Polo Grillo il foro d’entrata di un proiettile, esploso da una pistola calibro 22. Una modalità che fa pensare a un’esecuzione. Sono accorsi i carabinieri della Compagnia di Sacile, il Nucleo investigativo e il comandante del reparto operativo, tenente colonnello Federico Zepponi. Non sono stati trovati segni di colluttazione o di trascinamento del corpo.

Nessuna ombra. Nella vita di Alessandro Coltro, però, non emergono zone d’ombra. Non una frequentazione dubbia, o debiti di sorta, o motivi di ansia. Aveva un lavoro, una bella casa per la quale pagava il mutuo, tante amicizie, un’esistenza che scorreva nei binari della normalità. La sua fine improvvisa, avvolta ancora nel mistero, ha lasciato tutti di stucco. Già una decina di persone, fra amici, familiari e conoscenti che sono entrati in contatto con il 48enne di Nave nelle ultime ore, è stata sentita dai carabinieri.

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Tutti raccontano di una persona pulita, «di altissima qualità morale», senza nemici e mai coinvolta in screzi o litigi. Coltro aveva molti amici fra i titolari dei locali sacilesi perché per lavoro si occupava delle macchine per l’erogazione dell’acqua. Fra gli ultimi a vederlo, quel lunedì fatale, gli amici dell’Osteria 77 di Sacile. Alle 16 li ha salutati, spiegando di avere un appuntamento di lavoro. Non c’era in lui alcuna traccia di preoccupazione. «Ci vediamo domani!». Un domani che non c’è stato.

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