Il ghiacciaio del Montasio è a rischio scioglimento

CHIUSAFORTE. Fu il mitico Ardito Desio nel 1920 il primo a misurare il ghiacciaio sotto la parete nord dello Jôf di Montasio nel 1920. Sono passati 82 anni e su quella lingua di ghiaccio, che forma il ghiacciaio più basso delle Alpi a “solo” 1900 metri di quota, sono tornati gli studiosi dell’Università di Udine. Per misurare e capire se i cambiamenti climatici degli ultimi anni stiano cambiando letteralmente la montagna. E purtroppo la risposta è stata positiva con gli studiosi che lanciano l’allarme: la fine del ghiacciaio occidentale dello Jôf di Montasio potrebbe essere vicina.
È quanto emerge dagli ultimi dati raccolti nell’ambito di una campagna pluriennale di misurazioni effettuate per monitorare lo stato di salute dei ghiacciai del Montasio e del Canin. L’indagine è condotta da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine in collaborazione con l’Ateneo di Padova, la Regione, la Protezione civile e l’Unione meteorologica Fvg. I dati sono ancora in elaborazione, ma i primi numeri indicano un innevamento complessivo medio di circa quattro metri, la metà del 2011. Anche se nei due anni precedenti, grazie a nevicate abbondanti, c’è stata una tendenza alla ricostituzione della massa glaciale, l’inverno 2012 è stato avaro di neve e questo lascia supporre che il breve periodo di crescita è stato interrotto. I rilievi vengono effettuati almeno due volte l’anno. Nel periodo maggio–giugno i glaciologi misurano l’accumulo di neve invernale, a settembre–ottobre valutano le condizioni del ghiaccio, misurano lo scioglimento estivo e calcolano i numeri del bilancio di massa. Ormai in tutte le Alpi l’andamento del bilancio è quasi costantemente negativo. Oggi, grazie alla tecnologia (laser scanner e Gps), è possibile definire con precisione le condizioni di un ghiacciaio misurando la quantità d’acqua dei ghiacciai, in forma di ghiaccio e di neve, e le sue variazioni annuali per studiare l’evoluzione climatica della criosfera alpina. La campagna di misurazioni riguarda lo studio dell’evoluzione climatica della criosfera (superficie terrestre coperta da acqua allo stato solido) alpina e comprende anche i ghiacciai del versante orientale del monte Cevedale (a cavallo tra le province di Trento e Bolzano). In particolare, le Vedrette della Mare e del Careser. «Si tratta – spiega il professor Federico Cazorzi, coordinatore del monitoraggio per l’Università di Udine – di una cooperazione tra istituzioni diverse in cui ciascuno mette il meglio delle proprie competenze». Il team di esperti è salito sul ghiacciaio del Montasio con l’elicottero della Protezione Civile portando con sé gli strumenti per le misurazioni e le batterie che ne consentono il funzionamento. Un gruppo ha poi eseguito un dettagliato rilievo topografico della superficie del ghiacciaio utilizzando due diversi scanner laser di ultima generazione. Un altro ha scavato una profonda trincea nella neve per misurare il profilo di densità del manto, mentre altri componenti la spedizione hanno percorso l’intero ghiacciaio con il Gps sondando la profondità della neve.
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