"Il dottor Conte è morto per un errore": dibattito di cinque ore sulla perizia

Udine, chiuso l’incidente probatorio davanti al gip per chiarire le cause del decesso del chirurgo in sala operatoria. Il difensore del perfusionista: «Responsabilità non esclusiva». Sollevati dubbi sull’organizzazione dei controlli

UDINE. È durato quasi cinque ore il contraddittorio tra le parti sulla perizia che ha attribuito a un errore umano la morte di Luigi Conte, il chirurgo ed ex presidente dell’Ordine dei medici di Udine deceduto il 2 febbraio scorso, all’età di 69 anni, mentre all’ospedale “Santa Maria della Misericordia” veniva sottoposto a un intervento di by-pass coronarico.

Morto Luigi Conte, rinnovò la chirurgia
ANTEPRIMA Udine 17-01-2009 assemblea ordine dei medici

L’udienza per l’incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, Andrea Comez, ha consegnato un quadro completo sulla causa del decesso - una massiva embolia gassosa cerebrale di natura iatrogena - e sulle possibili responsabilità in capo ad alcuni dei sanitari dell’équipe medica che operò Conte, e ha fornito lo spunto per ulteriori accertamenti investigativi rispetto a presunte carenze del sistema di controllo.

Gli atti saranno ora rimessi al pm Lucia Terzariol, il magistrato che coordina l’inchiesta e che, esaminato l’elaborato e previa eventuale integrazione del fascicolo sui dubbi prospettati in materia di organizzazione del lavoro, nelle prossime settimane deciderà chi, dei sei sanitari inizialmente coinvolti, lasciare iscritto sul registro degli indagati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo e chi, invece, scagionare con richiesta di archiviazione.

L’autopsia e gli ulteriori accertamenti peritali condotti dal pool nominato dal gip - il medico legale Yao Chen, il cardiologo Carlo Pellegrini e la perfusionista Antonella Degani - hanno individuato in un’accidentale inversione dei tubi della macchina cuore-polmone (l’apparecchiatura che garantisce la sopravvivenza del paziente durante l’operazione) l’errore umano che ha determinato il decesso del collega.

Caso Conte, il medico è morto per un errore in sala operatoria
UDINE 18 MAGGIO 2000 CONTE LUIGI TELEFOTO AGENCY ANTEPRIMA

«Un erroneo allestimento della macchina da parte del perfusionista – si legge nelle conclusioni –, con inversione del tubo collegato al vent aortico, che invece di aspirare il sangue, ha pompato l’aria nella circolazione arteriosa del paziente».

A favorire la tragica inversione delle linee, però, per i periti potrebbe essere stata «la mancata standardizzazione nel set up delle pompe per circolazione extracorporea».

E cioè la mancata adozione della serie di procedure - tra cui il cosiddetto test dell’acqua - per il controllo dell’operato del perfusionista e la correzione di eventuali errori. Da qui, l’estensione all’intera équipe di una seppur parziale responsabilità nella gestione del caso.

«Una migliore comunicazione e una virtuosa interazione tra il perfusionista e il team cardiochirurgico – si legge nella perizia – avrebbero potuto, se non evitare, almeno limitare la portata del danno provocato al paziente».

Il che, come evidenziato dall’avvocato Federico Plaino, difensore del perfusionista, «esclude una responsabilità a titolo esclusivo del tecnico, propendendo per una concorrenza di tutti coloro cui compete la vigilanza sulla linea del vent.

L’evento, che ha avuto un tempo di percezione di 4 minuti, doveva essere prevenuto con protocolli e misure di sicurezza che non risultano essere stati adottati».

Di tutt’altro verso la posizione sostenuta dall’avvocato Roberto Paviotti, che assiste il capo dell’équipe e un altro cardiochirurgo (il terzo è difeso dall’avvocato Tiziana Odorico).

«I chirurghi non hanno mancato di osservare alcun protocollo – ha detto –, per il semplice fatto che non è raccomandato da nessuna parte».

Decisamente più sollevato l’avvocato Rino Battocletti, difensore dell’anestesista, che ha detto di «confidare nell’archiviazione».

In attesa di conoscere la direzione che imboccherà il procedimento penale, la famiglia di Conte - la moglie Maria Iacono e il figlio Alessandro, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Campeis - si orienterà sulla causa civile. «Il profilo risarcitorio – ha detto – è indiscutibile e certo».

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