Il dibattito su quel trattino

Continuando a parlare di politica, nell’assenza di voci e di presenze (tranne eccezioni), fors’anche per vacanziere distrazioni, vogliamo precisare che non intendiamo, né mai abbiamo inteso, trattare di contrapposizioni fra il Friuli e Trieste, semmai, com’è giusto e opportuno, di chiarimenti, di distinzioni. Non siamo, né siamo stati, abituati alla logica della spartizione.
Non da oggi, del resto, andiamo scrivendo che le due componenti della regione Friuli-Venezia Giulia devono essere non semplicemente congiunte, a rischio di incomprensioni e rivalità ingiustificate, ma distinte.
È tempo, peraltro, di pensare a qualcosa di nuovo per questa regione dopo i periodi dell’avviamento e, principalmente, dell’emergenza, oltre che, per quanto riguarda in specie il Friuli, della ricostruzione, impresa esaltante ed esemplare.
Il Friuli, ovviamente, è la nostra parte, ma non siamo contro Trieste, città verso la quale siamo animati da grande considerazione e rispetto, con riguardo a tutte le vicende storiche con le quali, del resto, le province friulane sono state connesse.
Crediamo anzi che, proprio pensando agli interessi e alla specialità del Friuli, ci preoccupiamo anche di quelli di Trieste. Infatti, soltanto nel rendere chiaro e senza alibi per alcuno l’importanza della singolarità di Trieste – riguardante l’intera nazione e non soltanto la regione – si potrà rivedere, vorremmo dire reinventare, il ruolo del capoluogo giuliano per il momento svuotato di ogni fine.
Non vuol dire che bisogna rifare tutto da capo, come taluni sbrigativamente si propongono; significa che vanno aggiustate alcune cose, altre vanno modificate, insomma che bisogna rimediare a un errore, se non storico, certamente politico. E ritorniamo, senza la necessità di citazioni che rischierebbero, a questo punto, di essere noiose, all’idea che aleggiava nella Costituente.
Quando, nel 1947, si deliberò la quinta regione a statuto speciale, diciamo apertamente che si pensava al Friuli. Il trattino che allaccia la Venezia Giulia, e che si potrebbe (si dovrebbe) costituzionalmente modificare, era soltanto una affermazione del diritto dell’Italia sui territori allora sotto occupazione straniera. Era una rivendicazione, ma non si sapeva, allora, nel ’47, quando e come questa dichiarazione di principio, di una mai dismessa sovranità sulle terre Giulie, si sarebbe potuta tradurre in realtà.
Se la regione fosse nata subito, com’era auspicabile, se non fossero scoppiate bombe e proteste (di cui molti in seguito si vergognarono e si pentirono, altri persino si convertirono), sarebbe stata, com’era stata pensata e voluta, soltanto quella del Friuli. Venne in coda, invece, una norma transitoria che la sospendeva. Quando, nel 1964, si passò all’attuazione, prevalsero idee e progetti, possiamo ben dire, diversi da quelli originari della Costituente, o per lo meno non della medesima matrice.
Se si fosse creata la regione, pur con il famoso trattino, ma a Trieste fosse stato dato uno status particolare, pur dentro l’autonomia della regione, forse – secondo noi, sicuramente – oggi non ci troveremmo di fronte alle reciproche scontentezze di cui abbiamo preso atto e che vedono da una parte gli stessi triestini, compresi quelli che ebbero una funzione attiva nell’unione senza distinzioni, parlare di separazione consensuale; dall’altra i friulani, almeno alcuni, già diffidenti del matrimonio non agognato, pensare a un taglio drastico.
Si può continuare in questo gioco di bisbigli e di malumori, di polemiche e di contrasti? Non è preferibile discuterne andando sino in fondo al problema in modo che tutti abbiano la cognizione di quale sia la condizione migliore della nostra regione? Quel trattino serve ancora o ci vuole una “e”, magari seguita da Trieste. Insomma: Friuli-Venezia Giulia o Friuli e Trieste, con distinzioni statutarie? Il dibattito non è da cominciare, perché c’è già, è nelle cose, come si dice; è quindi da proseguire, il più apertamente possibile.
(direttore del Messaggero Veneto - articolo del 26 agosto 1984)
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto