Il destino del velodromo di Pordenone legato a calcio e Treviso

Il progetto di rilancio prevede la copertura della struttura: costo 1,2 milioni. Le incognite: il futuro del Pordenone calcio e l’impianto che sorgerà a poca distanza

PORDENONE. L’amministrazione comunale e l’associazione che lo gestisce coltivano un sogno: coprirlo e farlo diventare un polo per Friuli, Austria e Slovenia, attirando appassionati e turisti. Magari anche per il Veneto, che ha il suo tanto lontano, a Bassano.

Lui, l’oggetto del desiderio, è il velodromo Bottecchia, che convive da molti anni con lo stadio. Ma questo progetto potrebbe infrangersi non tanto sui soldi (1,2 milioni di euro) quanto su un “monumento” che sta per sorgere a due passi da Pordenone, a Lovadina di Spresiano, destinato a diventare il primo velodromo in Italia, 5 mila posti a sedere, superando il Fassa Bortolo di Montichiari (1.800 posti).

Nel 2015 il Comune di Pordenone aveva chiesto alla Regione 800 mila euro per interventi al velodromo Bottecchia e impianto indoor Agosti.

«La Regione – conferma l’assessore ai Lavori pubblici e sport Walter De Bortoli – ha concesso i contributi per l’Agosti dove verranno fatte nuove le piste. Per il velodromo servono 150 mila euro, altrettanti per le infrastrutture generali; ancora, per la palestra 140 mila euro, 14 mila per le attrezzature. L’Agosti sarà pronto a primavera e sarà bellissimo, chiedermo che sia aperto e fruibile alla città».

Il velodromo – che convive con lo stadio al quale dà il nome di Bottecchia – viene ritenuto tra i più importanti del Sud Europa. Gira un progetto – redatto da alcuni architetti pordenonesi capitanati da Giuseppe Pedicini – per la sua copertura. «Potrebbe essere attrattivo: 400 metri da coprire sono tanti, occorre investirvi, anche per conciliarlo con lo stadio», dice l’assessore, che sta concludendo la ricognizione di tutti gli impianti sportivi cittadini e lo stato di conservazione.

Ma «porterebbe turismo: chi viene ad allenarsi e a gareggiare, dorme, mangia, spende, gira». L’intenzione è di chiedere alla Regione la disponibilità a coprire la spesa, magari con i privati: 1,2 milioni di euro. Un progetto che non dispiacerebbe nemmeno al Coni. «Creeremmo un centro sportivo di atletica, calcio e bicicletta importante».

Si tratta di «un progetto ambizioso», dice il presidente dell’associazione Bottecchia Loris Zancai, «che ha rallentato davanti ai costi. E deve essere compatibile con le tribune, peraltro ampliate, dello stadio, altrimenti non si vede nulla».

La convivenza tra le due strutture potrebbe essere a termine. Dipende da ciò che farà il Pordenone calcio. «Il velodromo è patrimonio della città, nasce prima dello stadio. Ma diciamocela tutta: la struttura fa il pieno per il calcio, non per le biciclette».

I buoni propositi, però, si scontrano con la realtà. Che sta a poche decine di chilometri. Né De Bortoli né Zancai erano a conoscenza del colosso che sta per nascere: il maxivelodromo destinato a diventare primo in Italia, nel Trevigiano.

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