Il cuore grande del Friuli

Quel giornale rifondato dopo le scosse. L’Orcolat segnò una svolta decisiva: dare voce ai friulani e non solo per favorire la ricostruzione
Gemona del Friuli 19 novembre 2016 Consegna della Cittadinanza Onoraria al Messaggero Veneto e consegna del Tallero alla RAI. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Gemona del Friuli 19 novembre 2016 Consegna della Cittadinanza Onoraria al Messaggero Veneto e consegna del Tallero alla RAI. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

Eccoci qui, 40 anni dopo nella città martire di Gemona. Le facce sono cambiate, lo spirito è lo stesso. Ed è indomito e solidale. Abbiamo la stessa fame di futuro e lo stesso rispetto del passato.

L’anno delle commemorazioni si avvia a conclusione senza gli eccessi di retorica che, pure, occasioni come queste possono indurre. È stata una grande festa di popolo, contrappuntata con motivati ringraziamenti e molte lagrime. La voce dei sindaci si è velata di commozione in tante occasioni.

Gemona conferisce al Messaggero Veneto la cittadinanza onoraria. La motivazione

Io stesso, in duomo a Gemona, mentre Simone Cristicchi metteva in scena la tragedia del 1976, ho pianto. Ho risentito le scosse, intorno a me la gente vibrava.

La voce del commissario straordinario Giuseppe Zamberletti è stata invece sempre ferma e schietta, perché a parlare non debbono essere solo le emozioni: ci ha lodati e redarguiti (più lodati che redarguiti). In molti sono venuti a renderci omaggio, con in testa il presidente della Repubblica, Mattarella.

Quell’onore che ci viene riconosciuto ce lo siamo preso e lo abbiamo subito sparso a piene mani a favore di chi, ora, ha più bisogno di noi. Fra i primi a presentarsi ad Amatrice ancora una volta i nostri vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile. La presidente Serracchiani, a nome di tutta la comunità, ha portato non parole ma aiuti concreti agli affranti cittadini del centro Italia. Noi siamo questo: consapevoli del valore che abbiamo e generosi nell’offrirci perché abbiamo sperimentato quanto bene fa una mano tesa quando si è a terra, schiantati.

Gemona del Friuli 19 novembre 2016 Consegna della Cittadinanza Onoraria al Messaggero Veneto e consegna del Tallero alla RAI. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Gemona del Friuli 19 novembre 2016 Consegna della Cittadinanza Onoraria al Messaggero Veneto e consegna del Tallero alla RAI. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

Lo sguardo dei friulani sullo spazio temporale che li separa dall’Orcolat è, oggi, sereno e consapevole. Si è fatto quel che si doveva e nella migliore delle maniere. Siamo stati palestra per noi stessi ed esempio per altri. Senza superbia, alla maniera friulana.

D’esempio e - giova ricordarlo sempre -, purtroppo, senza emuli. Nessuno mai è riuscito, in Italia, a fare come noi o meglio di noi. Non ci vengano a dire che i tempi erano diversi perché sarebbe troppo facile rispondere che è lo spirito delle genti a essere diverso e differente fu, soprattutto, lo schema adoperato per la ricostruzione.

Non si pensò a grassare lo Stato ma a restituire dignità a un popolo stremato. Il business del terremoto non esisteva. Era e rimane una bestemmia. Quel che è cambiato è la disinvoltura con cui la si proferisce senza vergogna. Ricordate le intercettazioni telefoniche rese pubbliche dall’inchiesta sulla ricostruzione dell’Aquila? Si ridacchiava pensando agli affari, agli appalti, alle forniture. In Friuli non si poteva nemmen pensare a simili sozzerie. C’era da lavorare e si pretese di farlo onestamente.

Restano alcuni lembi di territorio da sistemare. I castelli di Colloredo e di Gemona, per esempio. Non si tratta di opere faraoniche o di incompiute. Esse sono ancora una volta la prova di una grande capacità programmatoria e progettuale che si traduce in quel «prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese», infine i castelli - aggiungo - che ancor oggi resta la cifra culturale dei friulani.

Un anno di commemorazioni: erano necessarie? Sì. Siamo alla vigilia di un passaggio generazionale e serviva un testimone simbolico da tramandare. C’è bisogno che i figli di questa terra, i quali hanno trovato l’Università, i monumenti, le strade, le belle piazze rimesse a nuovo capiscano che è stata la forza dei loro progenitori a consegnarglieli. Migliaia di terremotati, ancora alloggiati nelle tende, si organizzarono per raccogliere le firme. Issarono cartelli e manifestarono per il diritto allo studio senza migrare. Ebbero l’Università a Udine.

Ieri sera, a Gemona, il cerchio della memoria si è chiuso idealmente con la consegna della cittadinanza onoraria al Messaggero Veneto, il giornale dei friulani e una delle eccellenze editoriali italiane. Davanti a un evento così grande, da direttore, posso usare solo una parola: grazie.

Noi del Messaggero Veneto ci siamo sentiti cittadini del Friuli fin dalla prima copia mandata in edicola, quando ancora il Friuli, come Regione, non esisteva. Esisteva la Patrie, ma essa era strattonata verso Est da quanti volevano farne la propaggine più estrema di un mondo dal quale saremmo ben presto stati divisi. Verso Ovest, invece, desideravano portarla gli eroici finanziatori che affidarono a un giovanissimo Enrico Mascilli Migliorini, 24 anni, la prima conduzione di un foglio che si chiamò “Messaggero” come il più blasonato quotidiano romano e che si definì “Veneto” per rimarcare l’appartenenza al blocco anti-comunista, nazionalista, italiano.

Fu Vittorino Meloni a trasformare il Messaggero Veneto nel cantore consapevole del terremoto. La sua non fu solo una scelta professionale. Meloni interpretò con civismo il suo ruolo. Decise di farsi piattaforma, si direbbe oggi, del dibattito sul terremoto.

Prima informò, poi esortò, infine bastonò quando s’accorse di certe lentezze. I ministri della Repubblica ebbero paura delle sue prese di posizione e tennero conto di molte delle sue sollecitazioni. La cittadinanza onoraria al giornale che ho il privilegio di dirigere è un frutto di quella stagione e della intensa partecipazione alle vicende del sisma così come volle raccontarle Meloni. Il Messaggero Veneto non fu il solo media a occuparsene, com’è ovvio. Ma nessun altro ha sviluppato, a partire dal terremoto, una relazione intima e viscerale come questo giornale.

Ho ricevuto nelle mie mani la cittadinanza onoraria. La condivido con l’Editore, con i giornalisti, i collaboratori, i fotografi, i poligrafici, gli amministrativi, il personale tecnico e del centro stampa, gli agenti pubblicitari, i distributori, i trasportatori, gli edicolanti che da 70 anni contribuiscono alla crescita della testata.

Con me idealmente ci sono, oltre a Vittorino Meloni, Enrico Mascilli Migliorini, che ci ha lasciati da poco, Carlo Tigoli, Isi Benini, Sergio Gervasutti, Sergio Baraldi, Andrea Filippi e Tommaso Cerno, che ha ideato e condotto il ricco programma di iniziative che il Messaggero Veneto ha realizzato - riscuotendo un successo di partecipazione che ci ha commosso - per i 40 anni dal terremoto e per i 70 anni dalla fondazione.

Nulla, nulla sarebbe stato possibile se non ci foste stati voi. A chi ci legge su carta, computer o telefonino va il più profondo sentimento di riconoscenza. Insieme, noi e voi, siamo una comunità la quale, mettendo in comunicazione punti sovente differenti, ha più possibilità che altrove di analizzare, capire e costruire la contemporaneità.

Grazie Friuli. Grazie Gemona.

Argomenti:terremoto 1976

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