Il Cro di Aviano studia cellule “killer” per il tumore della prostata

È arrivata alla fase finale una terapia innovativa che funziona come un vaccino. L’istituto di Aviano è uno degli otto scelti per completare la sperimentazione

PORDENONE. Dal Cro di Aviano arriva una speranza per gli ammalati di tumore alla prostata che non hanno disponibile al momento una valida terapia.

È iniziata la sperimentazione della “immunoterapia cellulare attiva” con cellule trasformate per aggredire il cancro. L’istituto è uno degli otto individuati in Italia per la sperimentazione, ed è l’unico in Fvg.

Sperimentazione

Nei primi mesi del 2016 sono stati avviati alla sperimentazione due pazienti, individuati in base ad una serie di valutazioni contenute in un protocollo approvato dal comitato etico del Cro e che si rifà alla letteratura medica relativa alla patologia. La sperimentazione terminerà a fine 2017.

Le caratteristiche sono diverse dalle normali sperimentazioni di farmaci, dal momento che ai due pazienti “cavia” sono iniettate delle cellule.

Viene definito come uno studio randomizzato in doppio cieco (né il medico né il paziente sanno se viene somministrato il farmaco sperimentale o il placebo), multicentrico, di fase tre (l’ultima della sperimentazione clinica in cui si valuta definitivamente l’effetto terapeutico del farmaco alo studio), internazionale, cui afferiscono i più importanti centri europei e nordamericani.

Trasformazioni

In laboratorio le cellule dei due pazienti vengono “addestrate” e trasformate in cellule immunitarie per aggredire il tumore. «Il protocollo – spiega Lucia Fratino del dipartimento di oncologia medica, referente del Cro per il progetto - prevede l’utilizzo di globuli bianchi del paziente modificati in laboratorio e trasformati in cellule immunitarie dirette contro il cancro.

Una volta somministrate esse aggrediscono le cellule tumorali in modo specifico tramite un meccanismo immunologico. La risposta immunitaria nei confronti del tumore è potenzialmente in grado di inibire la progressione della malattia. Questa terapia prende il nome di immunoterapia cellulare attiva, è assimilabile ad una forma di vaccinazione.

Lo studio prevede che i pazienti ricevano contemporaneamente anche la chemioterapia standard. Sono ancora terapie sperimentali ma il primo vaccino cellulare anti-tumore della prostata (Sipuleucel-T) è stato approvato nel 2010 negli Stati Uniti in base a studi clinici di popolazione con pazienti con cancro alla prostata metastatico ormonoresistente».

Collaborazione

Il percorso del Cro è stato avviato grazie all’affidamento da parte della Regione della funzione riguardante la sperimentazione sulle Terapie cellulari avanzate. Nel 2015 è iniziata la fase di selezione del centro con la valutazione delle competenze del personale, dell’idoneità degli ambienti e delle risorse tecnologiche, nonché della corretta applicazione dei sistemi di qualità.

«La possibilità di partecipare al protocollo – prosegue il medico – è nata dalla stretta collaborazione tra oncologia medica, programma trapianti e ufficio trials clinici dell’Istituto».

Nel protocollo sono coinvolte anche le strutture operative semplici dipartimentali terapie cellulari e chemioterapia ad alte dosi (responsabile Mariagrazia Michieli) e trattamento di cellule staminali per le terapie cellulari (responsabile Mario Mazzucato), afferenti al programma trapianto del Cro.

In queste strutture avvengono le fasi di raccolta dei globuli bianchi dal paziente, attraverso una procedura di leucoaferesi, di invio del prodotto cellulare al laboratorio di terapia cellulare avanzata con sede a Praga, di preparazione del prodotto per la somministrazione e della sua consegna.

Primi bilanci

I primi due pazienti hanno sopportato bene fino ad ora la cura. «Non hanno avuto problemi né durante la leucoaferesi – conclude Fratino – né durante la somministrazione del prodotto cellulare. L’efficacia del trattamento sarà valutata a fine studio, entro il 2017, e la speranza è che siano confermati i risultati positivi attesi, considerando che il tumore della prostata è il più frequente nell’uomo e che, nelle forme più aggressive e metastatiche, le terapie standard si sono dimostrate poco efficaci».

Il Cro si sta preparando per attivare nuovi protocolli di terapie cellulari potenzialmente attivi anche verso altre malattie oncologiche.

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