«Il crac Aussa-Corno un fallimento voluto»

L’amministrazione di Torviscosa ha raccontato in un libro il crollo del Consorzio. Una storia di scelte azzardate, indebitamenti crescenti e sogni di grandezza
San Giorgio Di Nogaro. Zona Industriale Aussa Corno. Telefoto copyright Petrussi Foto Press
San Giorgio Di Nogaro. Zona Industriale Aussa Corno. Telefoto copyright Petrussi Foto Press

TORVISCOSA. L’amministrazione comunale di Torviscosa si è rimboccata le maniche, ha scovato la documentazione ufficiale, gli annunci e i ritagli di giornale dal 1964 in poi e ha realizzato un libricino chiamato “Consorzio industriale Aussa-Corno, 1964-2015. Storia di un fallimento” che verrà presentato venerdì alle 20.30 al centro sociale della cittadina della Bassa.

Quarantasette pagine dense di numeri, dati, relazioni dei revisori dei conti del Consorzio per lo sviluppo industriale dell’Aussa-Corno e delle scelte, spesso opposte ai suggerimenti degli esperti, prese dal cda. Delibere ufficiali, rapporti con gli enti locali soci del Consorzio e con Regione, Provincia e Camera di commercio, oltre alle relazioni e agli interventi del commissario straordinario Matteo Rossini, nominato dalla giunta Serracchiani a marzo dello scorso anno.

Un cahier de doléances preciso, completo, in cui si può leggere, con dovizia di particolari, come sia iniziato il pesante indebitamento, strettamente legato secondo la maggioranza alle “incaute” acquisizioni messe in atto tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, e come negli ultimi anni il crac sia diventato inevitabile.

Nei numeri citati da giunta e consiglieri comunali che “governano” a Torviscosa si vede come tra il 31 dicembre 2008 e il 31 dicembre 2010 l’esposizione verso le banche sia passata da 4,9 milioni di euro a quasi 48 milioni e come tra il dicembre 2010 e il dicembre 2014 il patrimonio netto dell’ente sia stato svalutato per oltre 30 milioni di euro. E la diretta conseguenza è stata, il 28 luglio 2015, la messa in liquidazione del Consorzio.

Il racconto, dettagliato, comincia nel 2007 quando il bilancio consuntivo dell’Aussa-Corno chiude l’anno con un risultato positivo di 1,2 milioni di euro, ma l’esposizione verso le banche ammonta già a oltre 9 milioni. Nel giugno del 2008, quindi, alla presidenza arriva Cesare Strisino. Il 31 dicembre 2008 l’esercizio finanziario, grazie alle cessioni di due lotti di terreno per comprensivi 245 mila metri quadrati – valore 8,6 milioni al netto di iva – si chiude con un utile di 3,6 milioni e con un debito effettivo verso le banche pari a poco meno di 6 milioni, dovuto in gran parte all’apertura di credito per l’acquisto dell’ex oleificio (4,9 milioni, autorizzato a gennaio 2007).

Nella seduta del 24 febbraio 2009, quindi, il cda autorizza l’acquisto dell’ex Decof – valore 8,1 milioni di euro – mentre i revisori dei conti chiedono che vengano individuate «idonee forme di copertura finanziaria e per il rientro dal finanziamento», ma allo stesso tempo si discute pure dell’acquisizione dell’ex Cogolo per un valore di 20,9 milioni di euro. Possibilità sulla quale, sempre i revisori dei conti, ammoniscono affinchè venga effettuata «un’attenta valutazione sulle modalità di copertura finanziaria dei recenti investimenti legati all’acquisizione di nuovi terreni e sulle capacità dell’ente di provvedere negli anni al rimborso dei finanziamenti assunti e da assumersi».

L’acquisto viene perfezionato il 30 marzo 2009 – grazie soprattutto a un finanziamento ipotecario “bullet” del valore di 8,8 milioni assunto con Mediocredito Fvg – a cui fa seguito, in luglio, il via libera all’incorporazione dell’area e degli immobili dell’ex Montecatini (costo 4 milioni di euro, coperti con un nuovo finanziamento).

Il 31 dicembre 2009, poi, l’esercizio finanziario si chiude con un risultato economico positivo per 2 milioni di euro, mentre i debiti ipotecari verso le banche per investimenti e acquisizioni ammontano a 23,8 milioni e quello effettivo verso gli istituti di credito, non coperto da contributi, a 26,7. Nonostante ciò, inoltre, il 29 giugno 2010 arriva il placet per spendere ulteriori 22,5 milioni e acquisire l’area dell’ex Cogolo. Così, a fine anno, i debiti ipotecari schizzano a 47,8 milioni e quello effettivo verso le banche a 50,6.

È il punto di non ritorno. Il resto, sempre documentato nel pamphlet della maggioranza, è storia recente e arriva sino alla liquidazione. «Abbiamo voluto raccontare la storia vera del Consorzio – ha spiegato il sindaco di Torviscosa, Roberto Fasan – per mettere al corrente la cittadinanza delle scelte che ci hanno condotto in questa situazione. La messa in liquidazione del Consorzio rappresenta l’ultimo episodio di una lunga serie di disastri politico-amministrativi che hanno coinvolto la Bassa.

Le storie del “Tubone”, della centrale a turbogas e delle mancate bonifiche del Sin sono note e i protagonisti sono sempre gli stessi. Oltre 400 milioni di euro, andati in fumo, sono passati sotto il naso della classe politica che ha gestito queste vicende».

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