Il Comune dedica una targa al 92enne Rino Dominissini il “mulinar” di Adegliacco

Di generazione in generazione, il mulino della sua famiglia, ad Adegliacco, ha permesso a un’intera comunità di macinare il granoturco.
Era anche un luogo d’incontro e un autentico punto di riferimento, imprescindibile, proprio perchè – forse soprattutto – lì si vinceva la fame.
Rino Dominissini oggi ha 92 anni ed è con tutta probabilità l’ultimo dei mugnai del Medio Friuli, di certo l’ultimo del Comune di Tavagnacco. Un vero e proprio pezzo di storia.
Così, per non dimenticare quello che lui e la sua famiglia hanno rappresentato per la gente di Tavagnacco, il Comune ha deciso di dedicargli una targa celebrativa. E domani a mezzogiornogli occhi di tutti saranno puntati su di lui, “Rino il mulinar”.
«È il giusto riconoscimento per ciò che mio padre ha fatto – commenta il figlio Lucio -. Ringrazio il sindaco Moreno Lirutti, che non ha esitato a fare questo regalo alla mia famiglia».
Le prime notizie sul mulino di Adegliacco risalgono alla metà del 1400. Dal catasto Napoleonico del 1814 si sa che nella struttura venivano macinate - a pietra – le farine: successivamente divenne un mulino a cilindri movimentato con cinghie in cuoio.
«Durante la Seconda guerra mondiale mio padre prese il posto di mio nonno, che era stato chiamato alle armi – racconta Lucio -. Era soltanto un ragazzino, ma ogni giorno mia nonna passava a prenderlo a scuola e lo portava al mulino a lavorare: la gente da tutto l’hinterland si metteva in fila ad aspettare il turno per macinare il granoturco. La farina serviva per la polenta e molti altri alimenti, era fondamentale».
Quella struttura aveva un ruolo sociale. «Quando i fascisti imposero il divieto di macinazione il paese si ribellò – racconta ancora –. Ci furono anche degli arresti: mio padre non si fermò e continuò a lavorare, stava dalla parte dei cittadini».
La famiglia Dominissini – oltre a mamma Milvia, c’erano anche i due fratelli di Lucio, Lorenzo e Donatella – aveva un ruolo centrale nel paese. Poi, tra gli anni Settanta e Ottanta l’innovazione tecnologica prese piede.
«Le industrie cominciarono a preparare polente precotte, farine già macinate e iniziarono anche a circolare alcuni disciplinari sempre più stringenti – afferma Lucio –. L’attività calò e mio papà, che lavorava anche in campagna, decise di lasciare l’attività: quindi il mulino servì solo per uso proprio».
Era la metà degli anni Novanta. Qualche anno più tardi arrivò l’esproprio. «Il Comune, ai tempi, lo gestì male, dando poco valore all’impegno di mio padre – ricorda Lucio -. L’amarezza per quel cambiamento venne alleviata dalla consapevolezza che quel luogo, tanto amato, avrebbe continuato a vivere».
Infatti, oggi negli spazi attigui al mulino di Adegliacco, accanto alle antiche macchine per la macinazione dei cereali, trova sede l’Immaginario didattico, che propone agli alunni delle scuole primarie laboratori e attività ludiche.
«Ci fa piacere – conclude Lucio -. I ragazzini scoprono come funziona il mulino, una bella esperienza di crescita». —
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