«Il centro islamico non è una moschea» Ma c’è la fila per pregare

alessandro cesare
I residenti di via Marano Lagunare sono preoccupati e intendono chiedere un incontro al sindaco per avere delucidazioni in merito alla sistemazione del centro islamico. Il primo cittadino, Pietro Fontanini, dal canto suo smentisce l’ipotesi moschea, assicurando che si tratterà esclusivamente «della ristrutturazione di un edificio da adibirsi a centro culturale» e aggiungendo che «la situazione non ha niente a che fare con le moschee».
Già ieri si pregava
Sta di fatto che in via Marano, venerdì, come ogni settimana, nella sede dell’associazione “Misericordia e Solidarietà” si sono radunate centinaia di fedeli. Un via vai di persone che con la mascherina, attorno alle 13, sono entrate nell’ex concessionaria Opel per pregare (non prima di essere sottoposti alla misurazione della temperatura, come previsto dalle normative anti Covid). Il portavoce della comunità islamica, Mohammed Hassani, ha sempre parlato chiaro sul progetto di sistemazione della sede. «Non sono previste grandi modifiche alla struttura – ha detto –. È una riqualificazione che riteniamo doverosa per l’importanza del luogo, vero centro di aggregazione e di cultura per i suoi frequentatori e per la città intera. Da zona commerciale diventerà luogo di culto e di preghiera, dove promuoveremo anche attività di tipo culturale». Luogo di preghiera prima, luogo di preghiera dopo.
il sindaco:non È una moschea
Gli uffici comunali hanno dato il via libera all’intervento di ristrutturazione “di edifici da adibirsi a centro culturale, commerciale al dettaglio e residenziale”, compreso il cambio di destinazione d’uso. Su questo punto Fontanini precisa: «Non si parla di moschea o di centro religioso. Si sta cercando di sollevare polemiche inutili, che altro non fanno se non allarmare le persone».
gente preoccupata
E in effetti i residenti di via Marano e di via Medici sono al limite della sopportazione. «Siamo preoccupati perché già oggi la situazione non è facile e con il via libera del Comune alla ristrutturazione tutto potrebbe peggiorare, con i frequentatori del centro che si sentiranno autorizzati a fare ciò che vogliono – racconta una delle residenti, che chiede di restare anonima –. Questo è un quartiere residenziale, non è il posto giusto per un luogo di culto. Non tutti rispettano le regole: c’è molta confusione, il via vai di gente è continuo, in tanti hanno l’abitudine di sputare per terra e il rumore durante la preghiera è fastidioso. Abito qui dal 2000 – aggiunge – perché devo essere io ad andarmene per stare tranquilla? Il valore degli immobili qui è già sceso del 30 per cento e dopo la ristrutturazione temo diminuirà ancora». La sua intenzione è di farsi ricevere, insieme ad altri abitanti della zona, dal sindaco Fontanini. «Ho votato Lega perché speravo che riducesse e non ampliasse il centro islamico lo. Mi sento tradita. Credo che il sindaco non sappia realmente cosa accade qui».
l’europarlamentare
Il primo a sollevare la questione è stato il segretario di “Io Amo Udine”, Stefano Salmè, che negli ultimi giorni ha coinvolto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Sergio Berlato. «Autorizzare un luogo di culto come quello di via Marano Lagunare – sostiene – significa alterare pesantemente l’equilibrio urbanistico e sociale del quartiere. Tutta la zona compresa nella zona di Udine sud verrebbe a “saldarsi” con borgo stazione. L’effetto “casbah” finirebbe per assumere un carattere definitivo. Una scelta del genere non è un fatto “tecnico” ma eminentemente “politico”. Il contesto residenziale dove sorgerà la moschea renderà conflittuale il rapporto tra la popolazione italiana residente e la comunità dei fedeli islamici». Per Berlato va chiarita la provenienza delle risorse che il centro islamico utilizzerà per la ristrutturazione (l’acquisto dell’ex concessionaria è costato 400 mila euro) «Una spesa così ingente – chiude – necessita di un atto di trasparenza da parte dell’associazione “Centro Misericordia e Solidarietà” sull’origine dei fondi raccolti». —
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