Il cementificio di Usago rimarrà spento

TRAVESIO. Un’altra tegola per l’economia dello Spilimberghese.
E’ arrivata ieri sera, al termine di un confronto fra l’amministrazione comunale di Travesio e la proprietà del cementificio Buzzi Unicem di Usago, la conferma che, finito il periodo di cassa integrazione straordinaria e vista la volontà espressa dall’azienda di non riattivare più la linea di produzione (ferma da un paio di anni), dal 22 marzo per i 51 addetti dello stabilimento scatterà la procedura di mobilità.
Che le cose alla Buzzi Unicem non andassero granché bene non è una novità.
«Esaurito il periodo di cassa integrazione avviato due anni fa, l’azienda ha comunicato ai lavoratori, seppure a malincuore, che di segni di ripresa, in un mercato già duramente provato come quello dell’edilizia, non se ne vedono», spiega il sindaco Diego Franz ricordando che, di fatto, la produzione è ferma da due anni e il forno è spento.
«A partire dal 22 marzo, per tutti i 51 dipendenti dello stabilimento travesiano, che ormai da un anno si trovano in regime di cassa integrazione straordinaria a zero ore, scatterà la mobilità», chiarisce il primo cittadino.
Schiacciante il peso della crisi dell’edilizia, oltre a quello della concorrenza spietata degli stabilimenti della Slovenia: nel giro di un quinquennio, la capacità produttiva dell’impianto travesiano si è ridotta da un potenziale di 300 mila tonnellate di cemento prodotte nel 2008 alle appena 80-90 mila tonnellate del 2014. Numeri impietosi.
«Inutile dire che siamo solidali con i lavoratori e che, per quanto di nostra competenza, li sosterremo e staremo loro accanto e lo stesso farà la proprietà», ribadisce Franz.
Proprietà che ha confermato al primo cittadino travesiano che, almeno per i prossimi tre anni, di smantellare l’impianto di Usago non se ne parla essendoci fra l’altro in piedi un accordo per la cessione dello stabilimento all'austriaca Wietersodorfer, che, sulla cementeria, ha una opzione per l’acquisto. Una ipotesi che resta al momento tale.
Di fatto, stando così le cose, il timore è che possa essere arrivata al capolinea una storia lunga 45 anni. L’impianto era entrato in funzione il 12 settembre 1971 con una coltre di polvere che si depositò nel raggio di diversi chilometri, scatenando le proteste dei cittadini.
Nacque un comitato, si moltiplicarono le manifestazioni, alcune molto accese. E alla fine il tribunale diede ragione, sul fronte dell’impatto ambientale, a coloro che si battevano contro l’inquinamento.(g.z.)
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