I versi della fattoria? «Muu, bee e... mandi» La vignetta triestina che fa infuriare il Friuli

L’immagine pubblicata su Facebook ironizza sulle radici rurali friulane Ed è già pronto un esposto che sarà presentato lunedì in Procura  

il caso

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«Allora bambini, chi mi dice quali versi abbiamo sentito ieri in fattoria?», chiede una biondissima maestra alla classe, all’indomani di una gita scolastica. «Muuu», «Beee», «Qua qua», rispondono sorridenti i piccoletti. Uno di loro, in primo banco, aggiunge entusiasta: «Mandi». Il meme (un’illustrazione grafica ironica e minimalista: la riproduciamo qui a fianco) è comparso mercoledì sulla pagina Facebook “Triesteball”, bacheca virtuale gestita da un gruppo di goliardi triestini. Una vignetta che vuole chiaramente celiare i friulani, utilizzando il più classico dei luoghi comuni che li dipinge come campagnoli. Sui social non sono mancate le risposte piccate, mescolate tra quelle che hanno replicato con l’arma dell’ironia, prendendo in giro a loro volta tic e manie dei triestini.

Getta acqua sul fuoco delle polemiche ad esempio William Cisilino, direttore dell’Agjenzie regjonâl pe Lenghe furlane: «Non si può giocare con le debolezze dei friulani», premette il direttore dell’agenzia regionale. Ma, è l’auspicio, «non bisogna neppure ricadere nell’errore già commesso ai tempi dell’infelice battuta di Paolo Villaggio sui friulani ubriaconi. «È sempre doveroso distinguere i contesti in cui le battute vengono espresse – aggiunge Cisilino –, ma quel che è certo è che dobbiamo evitare di farci etichettare come popolo privo di humour. Amo ripetere che la prima scuola di comicità che mi è capitato di frequentare è quella delle osterie dei paesi, dove soprattutto gli anziani facevano battute argute e intelligenti. Il friulano sa ridere, non è affatto un musone: questo sì che è un banale luogo comune». Ma c’è anche chi si è risentito per davvero, tanto da voler presentare un esposto alla Procura per «diffamazione «dei cittadini friulanofoni, in quanto paragonati agli animali» e «diffusione di idee tendenti all’asserita inferiorità della lingua friulana». È l’avvocato Luca Campanotto, classe 1981, residente a Rivignano. Appassionato difensore della marilenghe (ha collaborato in passato anche con la Filologica Friulana), non ha per nulla gradito la vignetta dei “muli” di Triesteball. «È un attacco che non possiamo lasciar passare», spiega risoluto il legale, che precisa di parlare «come persona offesa». Campanotto ha già preparato una bozza dell’esposto, che giura di voler depositare lunedì negli uffici di via Lovaria. «Ho ricevuto parecchie proteste di persone che mi chiedevano se fosse possibile fare qualcosa per rispondere all’attacco – prosegue l’avvocato –. In una sorta di fattoria orwelliana il friulano viene equiparato a un animale da cortile, in un contesto che potremmo definire divulgativo e quasi didattico».

Per il legale a essere colpiti sono tutte le comunità friulanofone della regione. «Auspico – indica – la punizione di tutti i responsabili a norma delle vigenti leggi di tutela del plurilinguismo, anche penale speciale, derogatoria e rafforzata».

Sono soltanto beghe campanilistiche? Mah. Intendiamoci: i toni epici della secolare tenzone tra livornesi e pisani, che vola sulle ali dell’innata ironia toscana, sono distanti anni luce. Ma anche quassù, quando c’è da spernacchiare il vicino di casa indigesto non ci tiriamo certo indietro. Ricordate il beffardo «Mandi Trieste» che qualche friulano fece pronunciare a un ingenuo Bruce Springsteen in apertura del concerto allo stadio Nereo Rocco ormai sette anni fa? Il «mandi», del resto, è un marchio di fabbrica iconico: nella più schematica delle semplificazioni rappresenta il Friuli almeno quanto l’Udinese, i vini bianchi e il San Daniele. Ed è nei cliché che germoglia e prospera la satira a tinte campanilistiche, lo sfottò territoriale capace di scatenare risate e gomitate complici. Pure querele, a volte. —

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