I vecchi insegnanti di Elisa Valent: "Solare, allegra e intelligente: le volevamo bene"

Venzone, il ricordo commosso dei docenti. E alla maestra i bambini chiedono di disegnarla

VENZONE. «Maestra, possiamo fare un disegno per Elisa?». È suonata più o meno così. Secca e dritta al punto la domanda rivolta ieri da alcune bambine delle elementari di Venzone alla maestra che 20 anni fa, su quegli stessi banchi, é stata l’insegnante della sfortunata Elisa Valent.

Oltre al suo ricordo personale, Teresa Lupieri ha dovuto fare i conti con quello dei suoi piccoli alunni, giunti a scuola sapendo che qualcosa di grave era accaduto. Al punto da “costringere” l’insegnante a prendere in mano la situazione dinnanzi alla loro richiesta in contropiede: piegare foglio e pennarelli ai propri sentimenti.

«Mi hanno chiesto di disegnare. Abbiamo parlato in classe di quello che era successo. I bambini hanno bisogno di essere accompagnati in queste situazioni, che non vanno negate né nascoste», ha detto Lupieri. Ricorda bene Elisa. E la descrive con parole che in giornata tornano spesso da un istituto all’altro.

Nata a Gemona e cresciuta a Venzone, nella frazione di Carnia, dove tutti conoscono tutti, fin dal suo approdo sui banchi di scuola Elisa Valent si era distinta per la serietà, la curiosità, l’intelligenza. Trovando proprio nella scuola il contesto nel quale esprimersi appieno.

Lo dimostrano gli eccellenti risultati scolastici. Così come il ricordo lasciato dietro a sé nonostante gli anni trascorsi. «Era una ragazza solare e allegra», dice ancora la maestra, allontanandosi solo un attimo dai suoi alunni impegnati in palestra nella lezione di ginnastica. «Era impegnata e molto creativa», aggiunge prima di salutarci e tornare al lavoro.

Usciamo. È il primo pomeriggio e ha iniziato a piovere. Il paese sembra deserto. Alle medie ormai non c’è quasi più nessuno, ma i bidelli sfoderano la cortesia che da queste parti è di casa, sfogliano la rubrica della scuola e compongono il numero della professoressa Marilena D’Alonzo.

«Pronto?». L’ex insegnante di italiano di Elisa risponde dopo pochi squilli. «Una ragazza più matura dell’età che aveva, capace di riflessioni profonde e già con le idee chiare. Bravissima con la penna.

Le piaceva molto leggere e scrivere. Ricordo con piacere i suoi temi, di fronte ai quali ogni tanto provavo una sensazione di divertito sconforto – tante erano le pagine –, che però si annullava leggendo la sua felice scrittura».

La professoressa, che con alcuni sui alunni si è recata in piazza per un minuto di silenzio, aggiunge che nei prossimi giorni la scuola penserà a qualche iniziativa. Quando dalla Spagna è arrivata la tragica conferma, infatti, era ormai tardi.

Per molti la campanella era suonata lasciando alla stampa il compito di divulgare la triste notizia e farle fare il giro del paese e delle sue 2.200 anime. Fino alla frazione Carnia, dove nel pomeriggio, alla fermata dell’autobus in attesa dei propri figli, capannelli di genitori si sono ritrovati a commentarla.

«Sa, qui siamo neanche 200 famiglie – ci ha detto uno di loro –. Ci conosciamo tutti». Poche parole. Dette a occhi bassi. O nemmeno quelle, per una mamma che si è infilata svelta in auto. «Abito vicino alla famiglia, ma non mi sento di dire nulla».

La voce è spezzata, come immaginiamo sia quella di Paolo Marsich, che non sentiamo ma leggiamo. È l’insegnante d’italiano che Elisa aveva al liceo scientifico Magrini di Gemona. Riceviamo una sua email poco dopo le 17.

«Mi perdoni ma non riesco a parlarne a voce, il dolore è immenso», scrive. Il suo pensiero è per i famigliari della ragazza, «cui mi stringo con affetto: non ci sono parole per consolarli.

Loro sanno quanto Elisa è stata ben voluta, non solo dai suoi compagni e dai suoi insegnanti: per la sua vivace intelligenza, la sua autoironia, il suo senso della giustizia e la sua socievolezza era conosciuta da tutti a scuola, dove è tornata spessissimo in questi anni, dopo il diploma, insieme ai compagni di classe».

Tanti i pensieri. «Ci ha divertiti prendendosi in giro per il suo disordine, le sue bizzarre curiosità – continua il professore, ricordando la passione per la letteratura scelta poi anche all’Università.

«Abbiamo scherzato tante volte sul fatto che, dopo un avvio “faticoso” in latino in terza liceo, avesse finito addirittura per laurearsi in letteratura latina, sul mito di Io in Properzio», ricorda ancora l’insegnante. «Quello che è successo è intollerabile: non possiamo che fare tesoro dell’allegria, della sincerità e dell’affetto che Elisa ci ha regalato».

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