I titolari dei bar: «No alla città dormitorio»

La musica a basso volume ha comportato una riduzione degli incassi per molti locali dell’arenile

LIGNANO

«Vogliono trasformarci in un geriatrico» esclama Marco Ventoruzzo, titolare del Kalillo, a Pineta, sintentizzando così il clima, piuttosto acceso, che si respira a Lignano fra gli addetti del settore.

«Quando ho saputo dell’ordinanza, il 1° giugno – prosegue l’esercente – , ho sospeso l’intera programmazione di dj set per l’estate. Non possiamo fare più nulla: tutto disturba. Addirittura un giorno avevamo qui i tecnici per i controlli fonometrici e per caso abbiamo sfregato rumorosamente la sedia contro il pavimento: i decibel sono schizzati alle stelle. È questo il livello di volume che ci viene consentito: sposti una sedia e sei già paradossalmente a rischio di sanzioni perché sfori la soglia massima. Insomma, è come non avere musica nel locale. La gente beve un drink e poi si stufa e se ne va. Ovviamente ne consegue che i ricavi sono diminuiti e la cosa è destinata a peggiorare la prossima stagione, perché vogliono costringere i locali a dotarsi di impianti sonori ad hoc, che comportano costi elevati. Gli ambienti basati solo sulla musica hanno patito le maggiori conseguenze». Gli fa eco la barista Elisa Vignaduzzo: «Qua tutti protestano. Una vicina si lamentava persino del rumore dei camion per l’asporto rifiuti, tanto che hanno fatto slittare l’orario dalle 5.30 alle 7. A quell’ora si può far rumore e la notte no?». Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Gallico, del Caffè Concerto, nella City, che lamenta una perdita di incassi del 20% da quando è scattata l’ordinanza. «È ora di finirla – sbotta Gallico – la gente sta davvero esagerando. Chiamano le forze dell’ordine a tutte le ore, anche ben prima dell’orario di chiusura della musica, persino alle 21 o alle 22 di sera o pure quando il livello di decibel è rispettato».

La musica “sussurrata”, non attira certamente i giovani, che sono uno dei target principali del turismo nella località balneare friulana.

Anche a Sabbiadoro i titolari dei bar sono esacerbati dalle continue proteste. Al “Mi ami”, in Darsena, la proprietaria Cinzia Andreucci ha proposto soltanto una serata di musica dal vivo in tutto il mese, a ferragosto, «invitando all’evento tutte le forze dell’ordine e anche l’Arpa a effettuare i rilievi, in modo che si rendessero conto di persona che non disturbiamo nessuno». Lignano senza musica è una città spenta, secondo la titolare del “Mi ami”, che osserva: «A me dispiace soprattutto per i clienti e i turisti, che, a tutte le età, avrebbero voglia di svagarsi in vacanza, lasciando a casa i problemi e invece non possono, perché nei locali non si può più mettere musica, non si può fare il karaoke per paura delle querele per disturbo della quiete pubblica. Questa zona, peraltro, è una delle più tranquille della città. I vicini di casa mi hanno espresso solidarietà per questa situazione. Vorrei dire a quelli che si lamentano di ricordarsi che sono stati giovani anche loro e che la musica può aiutarli ad esserlo ancora». (i.p.)

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