I rami del Tagliamento riprendono vita nelle sculture di un'artista friulana

Alessandra Aita, di Buja, fin da piccola si è ispirata alle creazioni del padre Bruno. Negli ultimi anni il decollo professionale, con mostre in Italia e all’estero 

I legni del Tagliamento diventano sculture: la magia dell'arte di Alessandra Aita

UDINE. Si definisce figlia d’arte. Papà Bruno è un artista contemporaneo che esprime la sua arte su tele, lamiere, disegni. Così lei è cresciuta respirando quella «necessità» – «Che nulla ha a che fare con passione e hobby», tiene a precisare – espressa dal padre, fin da ragazzino, nelle sue creazioni. Un «bisogno» di fare e interpretare che oggi li accomuna.

Da piccola aveva sempre tra le mani «Das» e argilla. Il suo mondo era in mezzo a fogli da disegno, colori, pennelli. Inevitabile, dopo le medie, la scelta – «Senza il minimo dubbio» – dell’Istituto d’arte Sello di Udine. Poi un corso professionale di grafica.

Così, dopo qualche esperienza da dipendente in studi di altri, ne ha aperto uno tutto suo. Di grafica pubblicitaria. Ancor oggi la sua attività principale. Nel frattempo la sua «anima» artistica non è stata mai accantonata. Anzi.

Alessandra Aita, 35 anni, di Buja, nei ritagli di tempo, di notte, nei week end, si è sempre dedicata alla scultura. Argilla, creta, polistirolo. Sotto le sue mani sono sempre stati trasformati in qualcosa d’altro.

Poi l’incontro – avvenuto non troppo lontano da casa, sul greto del Tagliamento – con quello che è diventato il suo materiale prediletto. Il legno. Centinaia di pezzi. Unici. Mai uno uguale all’altro. Corrosi e scoloriti dal loro vagare in acqua. Riportati a riva chissà per quale motivo. Ma pronti per dar forma alla fantasia di Alessandra.

All’inizio – circa nove anni fa – , quella «forma» è nata come lampade artistiche. Poi, quella smisurato «bisogno di esprimersi attraverso l’arte», ha spinto Alessandra a trasformare ciò che l’acqua ancora oggi continua a spingere tra i suoi passi in sculture che la contraddistinguono.

Così, i “doni” del suo fiume si trasformano in figure di donne e uomini. Che seppur modellati con linee essenziali pare prendano vita da un momento all’altro. «Mi affascinano gli scarti della natura perché quando li raccolgo e li porto a casa hanno già addosso una loro storia».

Alessandra ne aggiunge un’altra. Che è quella dell’oggi. Del tempo in cui vive. Denunciandone le anomalie. I rapporti sempre più fragili e superficiali dei sentimenti. «Ormai si passa ore su ore incollati al cellulare, perfettamente soli in mezzo agli altri. Incapaci di alzare la testa e guardare il prossimo negli occhi. Inghiottiti da un mondo che non riusciamo più a gestire e dal quale fatichiamo a staccarci».

Eccoli alcuni dei temi – insieme al bisogno dell’uomo di riavvicinarsi alla natura, alle sue forme, ai colori, alla forza che sa trasmettere e alla gioia che offre quando ci si immerge in essa – delle sue sculture.

Così sono nate «Connessioni perdute», «Fuga virtuale», «Solitudine sociale», «Schiavo», «Riflessioni dell’anima». Ma anche «Rinascita» e «Libera». In questo ultimo caso una figura femminile a dimensione reale. Una volta realizzata, Alessandra l’ha riportata per un attimo laddove l’aveva «trovata» a pezzi.

Alla foce del Tagliamento, oggi il luogo ideale dove ispirarsi e dove «trovare» le sue sculture. «L’ho voluta fotografare sulla spiaggia, rivolta verso il mare. Un’enorme distesa d’acqua, per me simbolo di libertà». Non solo denuncia, dunque, nelle creazioni della giovane artista di Buja. «Ma anche spazio ad un messaggio di speranza».

La sua prima mostra ufficiale (anche se con alcuni suoi pezzi era già stata presente al Fuori Salone di Milano nel 2013), risale al 2015 All’Arte Fiera Dolomiti di Longarone. Alessandra vi partecipa per caso. Inviando agli organizzatori una mail in cui racconta sé e le sue opere.

Il risultato? «Ho vinto il primo premio». Che consisteva in una personale alla galleria Web Art di Treviso. Da quel momento non ha più smesso di partecipare a rassegne ed eventi. Un po’ dappertutto. Anche a Londra dove ha preso parte a una collettiva – grazie all’interessamento di una galleria d’arte di Forlì –, con alcuni dei suoi lavori, apprezzatissimi, esposti alla Galleria Rag Factory.

Poi, tra le altre, c’è stato l’appuntamento con la «Biennale internazionale donna a Trieste» e con la personale che quest’anno il Festival di Majano le ha dedicato.

«È stata un’emozione indescrivibile vedere i visitatori cogliere i sentimenti che cerco di trasferire nelle mie creazioni». Come «indefinibile a parole» è stata la gioia provata quando ha esposto con papà Bruno, a ottobre, a Terrazza Mare a Lignano. Ancora le brillano gli occhi al ricordo. E la lista, ormai, si è allungata.

Creare per Alessandra – legatissima alla sua terra (e a tutto ciò che è natura) e attentissima alla società in cui viviamo – è ormai una necessità. «Domani – dice sorridendo – la giornata è dedicata all’uscita sul Tagliamento. Vado a “raccogliere” le mie opere».
 

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