I lavoratori delle mense scolastiche e aziendali chiedono garanzie per la ripresa

I lavoratori si sono ritrovati nella mattinata di mercoledì 24 giugno per un presidio di protesta davanti alla Prefettura di Udine

Udine, la protesta degli addetti alle mense: "Non siamo invisibili"

UDINE. Un centinaio di lavoratori degli appalti di ristorazione legati alla refezione scolastica ed alla ristorazione aziendale si sono ritrovati nella mattinata di mercoledì 24 giugno per un presidio di protesta davanti alla Prefettura di Udine.

A far scattare la protesta - promossa da Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uil Tucs - le incertezze che investono il settore, alle prese con restrizioni stringenti legate alle misure di contenimento del coronavirus e alle incognite sulle modalità di ripresa delle attività scolastiche e universitarie. Una delegazione ha poi incontrato il prefetto Angelo Ciuni.

Il comparto impiega complessivamente in regione circa 3 mila lavoratori. Tra le richieste, la proroga per almeno 27 settimane complessive degli ammortizzatori sociali con causale Covid-19.

Il comparto impiega complessivamente un migliaio di lavoratori e, soprattutto, lavoratrici, inquadrate spesso con contratti part time che difficilmente superano le 20 ore settimanali e prevalentemente con accordi nei quali è prevista la sospensione nel periodo di chiusura estiva degli istituti scolastici.

In via Lovaria si sono così ritrovati addetti che si occupano della ristorazione nelle scuole e nelle aziende, della preparazione dei pasti nei centri cottura dislocati su tutto il territorio regionale.

Si tratta, come spiegato dai segretari regionali di Filcams Cgil, Francesco Buonopane, Fisascat Cisl Fvg, Adriano Giacomazzi, e Uiltucs Fvg, Matteo Zorn, di un settore in cui cassa integrazione ordinaria o straordinaria non esistono (se non nel caso delle “mense aziendali” ma unicamente nel caso in cui l’appaltante ricorra agli ammortizzatori sociali); un settore che già soffre per l’anomalia dei tre mesi di sospensione di contratto senza alcun sostegno al reddito, pur trovandosi in una situazione di disoccupazione involontaria, con conseguente penalizzazione ai fini del diritto alla pensione in violazione di sentenze della Corte Europea ue sul cui tema, seppur incalzato, ancora nessuna risposta esaustiva è stata fornita dai Governi che via via si sono succeduti e dall’Inps, anche in seguito a molte cause legali sul territorio nazionale vinte dalle lavoratrici attraverso le organizzazioni sindacali.

La preoccupazione nasce dalle incertezze legate alla modalità di ripresa dei servizi scolastici a settembre che per quel segmento di lavoratrici e lavoratori si traduce nel rischio occupazionale o riprendere ad orario ulteriormente ridotto. Come le scuole riapriranno a settembre, se e con quali modalità sarà eventualmente erogato un servizio mensa, quali ammortizzatori sociali oggi assenti dovrebbero essere messi in campo per mantenere vivi i rapporti di lavoro, ad oggi non è dato a sapere.

"Lo sconforto è figlio - spiegano i rappresentanti sindacali -, anche, della scarsa attenzione che il settore suscita nell’opinione pubblica, attenzione massima e sacrosanta per come riapriranno in sicurezza per tutti le scuole a settembre ma nessuna parola sulle lavoratrici dei servizi di refezione, così come per gli appalti dei servizi di pulizia, che potrebbero non riprendere il lavoro nel silenzio di tutti. Situazione trasversale agli appalti che intersecano tutti i settori, lavoratrici e lavoratori dei servizi, dipendenti di iImprese che offrono servizi importanti a supporto delle attività primarie ma che scontano ahinoi scarsa attenzione, per non dire nulla".

 

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