I gelatai, il cono resta ancora vietato ma il consumo non si arresta

Con le belle giornate, complici le alte temperature, cresce la voglia di tirarsi su di morale con un buon gelato. Definito uno dei principali trend di consumo a domicilio durante il lockdown, ora si può acquistare anche da asporto. C’è tuttavia un ma.

Al momento dovremo dire arrivederci – speriamo non si tratti di un addio – al gelato da passeggio e dunque anche all’amato cono. Con riferimento all’applicazione del Dpcm del 26 aprile al settore della ristorazione è stata vietata la possibilità di far consumare i prodotti sul posto e nelle immediate vicinanze, dove viene impedita anche la semplice sosta, al fine di evitare assembramenti.

Per quanto riguarda le gelaterie la direzione di Confartigianato imprese-alimentazione ha sottolineato che è possibile vendere il gelato in apposite vaschette o eventualmente nelle coppette (purché confezionate), ma non certamente con i coni. «Il coronavirus ha messo in panchina anche il simbolo dell’estate, del turismo, del Made in Italy, di quel confortante gesto infantile di leccare il gelato mentre si fanno due passi», commenta indignato il lignanese Giorgio Venudo, presidente nazionale dei gelatieri di Confartigianato.

«Ognuno di noi è cresciuto gustandosi un cono gelato e sa benissimo che rappresenta la felicità di adulti e bambini. Ci devono spiegare perché non si può vendere – commenta amareggiato Venudo, che fa gelato da oltre quarant’anni –. Capisco la pandemia e le questioni legate alla sicurezza, ma io vendo coni gelato sulle rive di Sabbiadoro da una vita (con un moderno mezzo semovente elettrico, ndr). Che estate lavorativa mi aspetta? Come categoria spingeremo a livello nazionale per ottenere la concessione».

Un’amarezza condivisa nel dolce mondo della gelateria. Mario Zanitti del “Gusto Antico” di Udine (foto al centro) ha dovuto mettere in standby anche le cialde. Fino a nuove disposizioni restano parcheggiate in magazzino.

«Mi trovo in difficoltà quando entrano mamme e bambini e devo spiegare che non posso dargli il gelato in cono. I piccoli si mettono a piangere così dico loro, semplicemente, che li ho finiti – afferma –. Il paradosso si verifica quando si vedono per strada i fumatori.

Perché loro possono stare senza mascherina e fumare una sigaretta ma una persona non può mangiare un gelato? Le due azioni durerebbero lo stesso tempo eppure un comportamento è vietato e l’altro no». Il titolare della gelateria di via Cividale partecipa anche ai mercati cittadini (giovedì in piazza XX settembre e sabato in viale Vat) con un carretto del gelato con il cassone refrigerato.

«Che male c’è se mentre uno fa la fila per prendere il pesce o il pane si gusta un gelato? – afferma –. Vendere il cono a parte per potersi preparare un gelato a casa, facendo finta di essere in piazza, si può fare ma…fa molta malinconia».

Anche Marta e Giulia (mamma e figlia) della gelateria “Frescaidea”, in piazza Garibaldi a Colugna, seguono i colleghi del comparto. «Sanifichiamo laboratorio, bancone, plexiglass, cassa, maniglie, vetrine, pavimenti più volte al giorno e con prodotti certificati. Serviamo un cliente alla volta con guanti e mascherina e ci siamo dotate di tutto il necessario per l’asporto – raccontano –. Ci siamo rivolte al Comune e alla Asl per chiarimenti sul giusto modo di comportarsi.

Alcune cose non vengono specificate da nessuna parte; è tutto interpretabile. I vigili vengono spesso a controllare che siano rispettate le disposizioni». La gelateria di Colugna, giunta al 25esimo anno di attività, lavora bene pure senza coni.

«C’è chi si lamenta e chi non batte ciglio. Non potendoli vendere abbiamo deciso di non ordinarli affatto. La cosa davvero spiacevole è lo spreco di materiali come carta e plastica – conclude Marta –. Dopo tutti i discorsi e le azioni messe in campo per ridurre questi rifiuti e dotarci di materiale compostabile ci obbligano a comprare coperchi in plastica per le coppette. Noi utilizziamo anche le cialde ma non sappiamo se facciamo bene. A questo punto non sarebbe meglio usare i coni?» .
 

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