I comitati attaccano il Cafc: «Serve un servizio decentrato»

I Comitati che si battono per l’acqua libera in montagna replicano alle proposte di Cafc, Consorzio Acquedotto Friuli Centrale, sugli abbuoni ai cittadini dei Comuni colpiti dal maltempo di fine ottobre del canone dell’acqua e della depurazione. «I dirigenti del Cafc devono aver percepito il diffuso malcontento degli utenti della Carnia, Val Fella e Resia nei confronti della gestione del servizio idrico dopo che questo ha spogliato l’intera montagna della gestione del suo bene primario qual è l’acqua, centralizzandola in quel di Udine. Dopo le legnate delle bollette salate cercano di mostrare un atteggiamento benevolo verso la montagna disastrata dai recenti eventi calamitosi. Lo fanno annunciando con diversi comunicati agli organi d’informazione la rinuncia del Cafc al pagamento da parte degli utenti prima dell’acqua dei rubinetti per il periodo in cui a causa dell’alluvione mancava o non era potabile e, dopo qualche giorno, anche al pagamento delle quote per la depurazione».
I rappresentanti dei Comitati replicano sostenendo che Cafc non abbuona alcunché in quanto «non c’è stata prestazione e quindi nulla è dovuto dagli utenti. Il preteso “abbuono” del Cafc non può che essere considerato una trovata ridicola. Montanari sì, ma tonti no». I Comitati chiedono invece per gli abitanti della montagna un servizio migliore, tariffe incentivanti per viverci, una gestione decentrata a livello delle locali comunità o delle vallate in cui si articola la montagna friulana, sì da rendere gli abitanti attori e partecipi delle decisioni riguardanti un servizio vitale qual è quello idrico e l’acqua più in generale, bene comune. «I bisogni delle comunità di montagna non si risolvono con il centralismo, ma con il decentramento a livello locale: lo insegna il Trentino Alto Adige dove il Comune gestisce l’intera rete idrica e quella fognaria interna all’abitato, stabilisce la tariffa e la incassa mantenendo così gli introiti in loco, mentre la Provincia gestisce la rete fognaria esterna e il depuratore». Nel contesto montano per i Comitati non sono applicabili soluzioni “cittadine”. In tante realtà montane, quali la Valle Pesarina, «è regola storica che le utenze paghino il servizio idrico a forfait. C’era un fondamento logico rispondente alla specificità della montagna se da quando, tanto tempo fa, si è passati dall’erogazione dell’acqua alla fontana del paese a quella alle utenze singole, se gli amministratori comunali che si sono succeduti hanno adottato il pagamento a forfait. Era ed è un fondamento nella cultura montanara, che è cultura dell’acqua». —
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