Ha scoperto le particelle dell’interazione debole

Il Nobel gli venne assegnato assieme a un collega olandese

ROMA. Carlo Rubbia, neo senatore a vita nominato da Giorgio Napolitano, è un fisico italiano vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984.

Nato a Gorizia il 31 marzo 1934, figlio di un ingegnere elettronico e di una maestra di scuola elementare, nel 1957 viene ammesso alla Normale di Pisa per un posto vacante dopo essere risultato 11esimo su 10 posti disponibili.

Nel 1957 di laurea in fisica all’Università di Pisa con una tesi sui raggi cosmici; trascorre un anno alla Columbia University dove svolge il suo dottorato e approfondisce gli studi sugli acceleratori di particelle, e poi un anno all’Università La Sapienza di Roma dove inizia a collaborare come assistente del suo relatore, il fisico italiano Marcello Conversi.

Dal 1960 entra a far parte del Cern. Qui svolge attività di ricerca sulla fisica delle particelle elementari e completa esperimenti sulle interazioni deboli al sincrociclotrone, al protosincrotrone e in seguito al collisionatore di fasci protonici.

Nel 1976 modifica un acceleratore Sps allo scopo di far collidere le particelle protone-antiprotone aumentando l’energia prodotta. A capo del gruppo di cento fisici noto col nome di UA1 Collaboration, crea così il collisionatore col quale nel 1983 scopre le particelle che sono responsabili dell’interazione debole.

Questa scoperta gli vale il premio Nobel, che gli viene assegnato ad un anno dalla scoperta, insieme all’olandese Simon van der Meer. Nella menzione ufficiale dell’Accademia svedese i due fisici vengono premiati «per il loro decisivo contributo al grande progetto che condusse alla scoperta delle particelle di campo W e Z, mediatrici dell’interazione debole». L’interazione debole è uno dei quattro fondamentali campi di forza dell’universo (la gravità, l’elettromagnetismo, l’interazione nucleare forte e l’interazione nucleare debole): opera nel profondo della materia, laddove risiedono quark e leptoni.

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