Gregge di mille pecore alle porte di Udine - Foto | Video

UDINE. Una distesa bianca, che si muove all’unisono. Più di mille pecore al pascolo hanno regalato ieri, alle porte di Udine, uno spettacolo quasi incredibile. Quasi perché in realtà, come ci ha raccontato Giancarlo Morandi, il pastore di Resia padrone del gregge, in via dei Prati lui e il suo migliaio di pecore vengono da anni. «Ad ottobre scendiamo dalla malga e passiamo quasi sempre da queste parti. Nei prossimi giorni –continua Giancarlo- ci spingeremo fino al Tagliamento».
Mentre parla non perde d’occhio il suo gregge, abbassando le palpebre a fessura nel tentativo di spingere la vista il più lontano possibile. Le pecore sono tantissime e, nonostante siano in tre a badare a loro (oltre a Giancarlo c’è anche il figlio Emiliano, di 28 anni, più un altro pastore) coadiuvati dall’indispensabile aiuto dei cani, questo è un lavoro in cui non ci si può concedere distrazioni. In fondo ai campi che s’incastrano tra viale Palmanova e via Buttrio, luccicano le insegne dei negozi e della statale in netto contrasto con i velli sporchi di fango delle pecore ignare del traffico cittadino. Possibile che un mestiere così antico come quello del pastore abbia trovato il modo di resistere anche nel 2014? Pare di sì, almeno secondo le parole di Morandi. «Ora è più facile per noi, abbiamo più agi.
Un tempo avremmo dovuto sistemarci all’aperto, invece ora abbiamo i furgoni, dove possiamo ripararci durante la notte e mangiare». È quasi romantica la visione del pastore dei giorni nostri che attraversa le città in cerca del verde e medita di fronte ai suoi pacifici animali, se non fosse per i tanti, troppi dettagli a cui deve badare. «Certo, stando con le pecore impari a riflettere molto sulle cose della vita, però gli animali non vanno mai in vacanza e in più la burocrazia è diventata sempre più complicata per noi. In ogni caso –conclude Morandi, originario degli Appennini e trasferitosi in Val Dogna negli anni ’80 con il padre, anche lui pastore- nella vita non potrei proprio far altro».
Quando la luce comincia ad affievolirsi, i sei cani radunano le pecore e gli undici asini per portarli dentro al recinto provvisorio costruito in un prato. Un agnellino rimane indietro e Amal, il pastore belga capo branco, lo sollecita col muso a raggiungere il gregge. Guardando queste scene sembra che in questo mondo ci sia ancora spazio per la calma e la semplicità.
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