Gli anni in cui il punk portò Pordenone alla ribalta musicale

È una novità “rock’n’rolll swindle ma in perfetto stile naoniano”, come la definisce lo stesso autore. Una biografia che non è esattamente una biografia, un racconto appassionante più che un elenco di fatti e circostanze, un’occasione per rivivere anni e atmosfere che si respiravano a Pordenone fra la fine degli anni’70 e gli anni ’80, evocate dai Tampax, la band icona del primissimo punk italiano e promotrice del Great Complotto, movimento musicale e culturale attraverso cui Pordenone era identificata come il fulcro del punk in Italia. Da alcuni giorni è on line la “biografia non autorizzata” dal titolo “Dentro e fuori con i Tampax”, scritta dal musicista, giornalista e insegnante pordenonese Paolo Michelutti.
«Postata nell’etere la sera del 31 dicembre 2018 – ha spiegato – e visibile dal gennaio 2019, per celebrare i 40 anni dall’uscita del primo singolo punk italiano, primo disco autoprodotto della storia discografica del paese del bel canto». Il disco, un “7 pollici” in vinile, diviso a metà fra Hitlerss (il gruppo il cui frontman era Miss Xox, alias Fabio Zigante) e Tampax, era stato registrato la notte prima dell’ultimo dell’anno, nel 1978, e messo sul mercato nel febbraio 1979. Dunque, 40 anni fa.
Paolo Michelutti ha scritto davvero la biografia dei Tampax, ma non è mai stata pubblicata e forse è anche rimasta incompleta. Gli era stata commissionata alla fine degli anni’80 da uno dei fondatori della band, Willy Gibson. «E infatti per quattro, cinque mesi li incontrai – ha raccontato – trascorsi del tempo con loro, raccolsi molto materiale. Poi, come a volte capita, il progetto naufragò; forse io ero stanco, dovevo studiare e siccome non c’erano contratti né vincoli, è andata così... Però il rimpianto è rimasto e qualche mese fa ho ripreso in mano quegli appunti, li ho sistemati, riscritti e oggi ho voluto metterli a disposizione pubblicando on-line (con lo pseudonimo che utilizza spesso quando scrive, Teresa Bobich, ndr), in occasione dell’anniversario del primo disco dei Tampax, quella che ho voluto chiamare biografia non autorizzata». Un racconto fatto di incontri, appunto, e di persone, ma dal quale s’intravede, in sottofondo, «una città molto più frizzante, direi elettrica – ha continuato Michelutti – anzi, parafrasando Celentano direi né rock né lenta, proprio punk. Una città con una spinta che adesso purtroppo manca. È vero ci sono tante cose belle, gruppi importanti, ma quella magia si è persa. Fa parte della storia e la storia non si ripete: una stagione che è stato bello vivere, oggi è diverso». Diverso perché «se realizzare idee è sempre stato molto difficile – ha concluso – adesso è quasi impossibile. Ci sono vincoli enormi, suonare nei locali allora era facilissimo, oggi una legislazione severa norma troppo la creatività finendo per ucciderla e questo ha un po’imbalsamato la città. Peccato, perché le città nacquero storicamente proprio come spazi di libertà creativa, capacità che hanno perso». —
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