«Giulio Melilla? Uno sportivo vero, divertente e pieno di grinta»

Il presidente di "Apu Ieri", Paviotti: abbiamo condiviso una stagione indimenticabile

UDINE. Giulio Melilla viene ricordato non solo come giocatore e allenatore, ma anche come uomo, con i suoi pregi e le sue debolezze.

Il dispiacere nell’accogliere la notizia della sua morte corre innanzitutto sulle parole di Roberto Paviotti, presidente di Apu Ieri, che lo ha conosciuto sia dentro sia fuori dal campo. «Abbiamo perso un amico – dice Paviotti –, con il quale abbiamo condiviso una stagione indimenticabile».

Il riferimento è alla stagione dell’epopea Snaidero, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, quando Udine salì alla ribalta nazionale e Paviotti militava nelle giovanili arancioni. L’Apu Ieri nasce proprio per ricordare quei magici anni, in cui la pallacanestro non era solo fisico, ma prima di tutto tecnica, spirito di sacrificio e fondamentali.

«Giulio ne fu il protagonista – continua Paviotti –, e proprio per questo era parte integrante della nostra associazione. Per tutta la vita è rimasto legato al mondo dello sport: fino a pochi anni fa si infilava le scarpe per giocare anche partite amatoriali. Era uno sportivo vero, divertente e pieno di grinta».

L’Apu Ieri aveva dedicato anche a lui un passaggio il 29 maggio 2014, quando al cinema Visionario, davanti a tanti vecchi appassionati dello sport del canestro e a quattro anni dal primo Amarcord, furono trasmessi i filmati che ritraevano un basket vibrante e appassionato.

La serata era stata intitolata “La pallacanestro udinese ha un’anima e vuole raccontare il suo tempo”. E Melilla, che a ogni azione ripresa l’anima ce la metteva davvero tutta, strappò gli applausi dell’intera platea.

A ricordarlo è anche Claudio Bardini, presidente Fip Udine, che da ragazzino ammirava dagli spalti le sue gesta cestistiche. «Voglio ricordarlo per il suo lato umano – dice –, con il suo sorriso contagioso. Purtroppo, la sua è stata una vita difficile, ma dal punto di vista sportivo era un esempio per i giovani, che seguivano le partite della Snaidero proprio per imparare a giocare».

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