Girasoli giganti, a Redipuglia c’è l’orto delle meraviglie - FOTO e VIDEO

Nella casa dei coniugi Giacovaz piante di quattro metri e zucche di quasi 40 chili La signora Laura: «I semi sono quelli che diamo al pappagallo, nessun segreto»

FOGLIANO REDIPUGLIA. Grandi, smisuratamente grandi. Enormi. Girasoli di 4 metri (e oltre), zucche di quasi 40 chili, ma in passato anche carciofi e funghi (chiodini): anche quelli, manco a dirlo, di dimensioni esagerate.

Un prodigio difficile da spiegare anche per i botanici quello che annualmente si rinnova nell’orto dei miracoli, poco più di 20 metri quadrati ricavati tra il cemento del parcheggio per le auto, uno spicchio di giardino e due baracche dove dovrebbe sorgere il garage, all’incrocio tra le vie Sant’Elia e Terra Rossa, un centinaio di metri in linea d’aria dall’austera scalinata del sacrario di Redipuglia.

Da ormai sei anni, in quel fazzoletto di terra, il “pollice verde” della signora Laura Contestabile e del marito Oreste Giacovaz (70 anni lei, ex infermiera alla Villa San Giusto di Gorizia, 75 lui, ex artigiano fonditore, esuli istriani spediti nel Bresciano prima di poter tornare in “patria”) continua a sfornare meraviglie.

«Questo sfiorava i quattro metri prima che si piegasse sotto il peso del disco», spiega la signora Laura abbracciando con affetto il più grande dei cinque girasoli che svettano come statue nel suo cortile. «Ma non è il record: nel 2010 uno aveva raggiunto i 4 metri e 17 centimetri, il disco un diametro di 51 centimetri. Questo», allunga la mano quasi a pesarlo, «si ferma a 45. Quello laggiù, quello da solo, sta invece ancora crescendo: già supera i tre metri, cresce ancora e non so quando si fermerà».

Ma i girasoli non sono l’unica attrazione di un orto diventato negli anni meta di pellegrinaggio di curiosi e appassionati. A un paio di metri di distanza dai girasoli fa bella mostra un groviglio di foglie e ramaglie, un cespuglio che sembra sgorgare direttamente dal cemento. «Sono le mie zucche», risponde Laura con il sorriso che le illumina il volto e l’orgoglio di una madre che parla dei figli. «È il primo anno che le pianto, non smettono di crescere», indica tre grosse sfere verdi nascoste dal fogliame.

«Mio marito mi prendeva in giro quando gettavo i semi, mi chiedeva se speravo che venisse fuori una zucca di 30 chili. Beh, quella laggiù», ci invita a sollevarla, «credo che i 30 chili li abbia abbondantemente superati. Sono di vari tipi, commestibili, qualcuna la regalerò alla casa di riposo di Ronchi, mi sembra giusto».

E dove oggi crescono i girasoli, nel 2010, aveva fatto parlare di sè anche una pianta di carciofi. «Tre metri di altezza, 27 carciofi, enormi anche quelli. E buoni».

I girasoli giganti di Fogliano

Inevitabile, tra tanti colossi, rivolgere la domanda alla signora laura: il segreto? «Non lo so, ma qualcosa ci deve essere in questo terreno. Forse qualcosa di prodigioso, ha presente la fiaba di Giacomino e del fagiolo magico? Ecco, mi piace credere che sia così. Forse anche per questo non ho mai fatto esaminare il terreno. Qualcuno dice che sotto questa terra ci sono le ossa dei soldati morti durante la Grande Guerra: qui c’erano le retrovie, proprio qui sorgeva uno degli ospedali da campo delle armate che combatterono sul Carso, tanti corpi sono stati sepolti qui. Si dice che le ossa sono ottimi fertilizzanti, ma non lo so, non sono un’esperta».

Qualcun altro punta il dito sul nocciòlo che negli anni ha lasciato spazio alle zucche. «Può essere. Lo vede quel cerchio, mezzo metro di diametro di terra tra il cemento? Ecco, la pianta era lì. Nel 2008 lo abbiamo tolto, era ormai secco. Era rimasto solo il ceppo, dove erano subito cresciuti i funghi. Chiodini, tanti, grandi, buonissimi: certi risotti. Poi abbiamo tolto tutto, anche le radici.

Mi faceva pena vedere quel cerchio di terra vuoto e nel 2010 ci ho gettato alcuni semi di girasole, presi dal mangime del pappagallo, Franz: quello laggù che si agita nella gabbia. Non potevo crederci: proprio la prima pianta ha raggiunto i 4 metri e 17 centimetri. Volevo iscriverlo al Guiness dei primati, mi dicono che avrebbe vinto, ma chiedevano documenti e soldi per registrarlo, ho lasciato stare. Quest’anno ho provato con i semi di zucca, sempre presi dal mangime per il pappagallo e questo è il risultato».

Ma in molti non credono alla storia della signora Laura. In tanti si sono fatti dare i semi, hanno piantato negli orti e nei giardini di proprietà. Vicini di casa, concittadini, curiosi in pellegrinaggio anche dai paesi vicini. Ma nessuno ha assistito al prodigio. «Misure normali, qualcuno un po’ sopra la media, ma niente di più», allarga le braccia Laura.

«Qualcuno mi accusa di custodire il segreto, di non aver dato le semenze “originali”, ma non è così. Per davvero. Non ci sono semi magici, ogni anno li prendo dal mangime del pappagallo e semino: non sono mai gli stessi. Il mangine, se volete proprio saperlo, lo prendo sempre nello stesso negozio: a Gradisca d’Isonzo, di fronte alle scuole. Fertilizzanti magici? Macchè, non scherziamo. Li semino sempre a mano, come si faceva una volta. Poi alle piante ci parlo», sorride, «ma non credo che sia questo il segreto».

Forse la magia sta proprio nelle mani della signora Laura, nell’amorevole cura che riserva al suo orto. Anche perchè chi quegli stessi semi li mangia - come il pappagallo Franz - continua ad agirarsi nella voliera, gracchia qualche parola, ma becco, ali e dimensioni sono assolutamente normali. Nessun prodigio.

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