Gioca a scovare i Pokemon, ma per trovarli deve passare tra le tombe di un cimitero

SAN DANIELE. Il 2016 è stato l’anno del boom: praticamente tutti hanno provato, almeno una volta, a giocarci. Poi la moda è passata.
Dopo la Pokemon-mania dell’anno scorso, che ha portato a scene surreali con decine di persone che, smartphone alla mano, si gettavano all’inseguimento dei curiosi animaletti in punti di paesi e città del tutto improbabili, il gioco è rimasto un cult, soprattutto tra i più piccoli.
Pokemon go è un videogioco scaricabile gratuitamente su smartphone e tablet, basato su realtà “aumentata” geolocalizzata con Gps. Pur essendo ormai solo un gioco e non più una mania collettiva, Pokemon go continua comunque ad affascinare i più piccoli.
Così è successo che, il giorno di Pasquetta, un funzionario dell’azienda sanitaria di Udine (ma residente a San Daniele) accompagnasse il figlio di 10 anni all’inseguimento dei buffi animaletti digitali. Il gioco si svolge in un ambiente reale che riproduce quello circostante.
Il giocatore ha un raggio d’azione di 25 metri dove può interagire e catturare i Pokemon, scovandoli nei loro nascondigli. Al giovane sandanielese il gioco aveva fornito degli indizi.
«Mio figlio», spiega il professionista, «mi ha mostrato una prima foto chiedendomi se gli davo una mano a individuare il posto in questione: si trattava di una specie di piramide avvolta dall’edera.
Purtroppo non mi diceva nulla. Anche la seconda immagine che mi ha sottoposto mio figlio non mi ha permesso di dargli nessun aiuto: si trattava di una figura femminile in metallo, forse in bronzo, che in mano teneva un fiore. L’indizio successivo ritraeva l’icona della Madonna posta in via San Luca.
Presi dal gioco e riconosciuto quell’unico indizio ho deciso di accompagnarlo in macchina. Siamo arrivati fino all’icona e poi abbiamo proseguito lungo la strada provinciale che porta al cimitero. Preso il senso unico», aggiunge, «avevo deciso di tornare indietro visto che di Pokemon non c’era traccia.
Quando stavamo in auto in corrispondenza del Campo Santo mio figlio mi ha intimato di fermarmi: aveva scorto qualcosa. Dal suo smartphone si vedevano chiaramente i Pokemon: erano tra le lapidi. Gli indizi di prima erano monumenti funebri».
Non basta. La “palestra dei Pokemon”, il luogo dove gli animaletti del giochino si sfidano, è risultata essere la piccola Chiesetta del cimitero. «Mio figlio», ammette il professionista, «a soli 10 anni, si è rifiutato di entrare per proseguire la partita. È davvero sconcertante che si possa immaginare di giocare in un luogo del genere».
Una cosa che è sembrata inverosimile a un ragazzino, ma non agli ideatori del videogioco. Il padre, il giorno dopo, ha pubblicato tutto il suo disappunto sulla pagina facebook “Sei di San Daniele se...”. Immediate le reazioni per una vicenda giudicata dai più assolutamente sconveniente per la totale mancanza di rispetto per i defunti.
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