Geometra esperto morì in cantiere Impresario assolto
SAN VITO. La moglie e la figlia della vittima hanno ottenuto un risarcimento e hanno ritirato la querela. L’imputato, l’imprenditore Claudio Danelon, difeso dall’avvocato Novelio Furin, è stato pienamente assolto (con la formula perché il fatto non sussiste) dalle accuse di omicidio colposo, frode processuale e truffa ai danni dell’Inps.
Si è chiuso così, davanti il giudice Eugenio Pergola, il processo per l’infortunio sul lavoro che si verificò a San Vito il 27 luglio del 2006 e costò la vita a Cesare Mistruzzi, geometra, capo cantiere esperto. Il pm Federico Facchin ha chiesto l’assoluzione sia dall’accusa di omicidio colposo che di truffa all’Inps. Il pm ha spiegato che la responsabilità della sicurezza era in capo alla vittima: era lui il preposto, era lui ad aver scelto di lavorare su un’asse instabile – probabilmente per accelerare i tempi – ed era sempre lui a non indossare casco e scarpe di protezione adeguate. Le regole che doveva far rispettare agli altri operai, è stata la sottolineatura del pm, avrebbe dovuto rispettarle lui per primo. Danelon, che invece andava in cantiere non più di una volta la settimana, non poteva sapere se il capo cantiere adottasse o meno le misure di sicurezza previste dalla legge.
Nel corso del processo un testimone ha raccontato che, subito dopo l’accaduto, l’imprenditore ha dato mandato di installare un parapetto posticcio, forse temendo gli accertamenti degli uomini dello Spisal. La ricostruzione, però, è stata ritenuta dubbia anche perché, come ha evidenziato già il pm nella sua requisitoria, gli uomini dell’Azienda socio sanitaria nella loro relazione escludono un nesso causale tra gli effetti della caduta e la presenza del parapetto. Come dire: che ci fosse o meno Mistruzzi non si sarebbe salvato. «Forse se avesse avuto il casco le cose sarebbero andate diversamente».
Il pm ha comunque chiesto, per l’ipotesi secondo cui sarebbe stato artefatto lo stato dei luoghi, una pena di sei mesi di reclusione. Il giudice, invece, ha assolto Danelon anche da quell’accusa perché il fatto non costituisce reato.
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