Genio e sregolatezza Morto l’ex segretario Giannino Cadin

PORDENONE. Genio e sregolatezza, cultura ed eccentricità. Addio a Giannino Cadin, uno dei personaggi più singolari di Pordenone. Se l’è portato via, a 83 anni, un aneurisma che lo ha colpito nella sua abitazione. Un addio così fugace che sembra quasi impossibile per chi era abituato a incontrarlo, anche nella redazione del Messaggero Veneto.
Cadin dopo gli studi vinse il concorso per segretario comunale iniziando la gavetta nella pedemontana per poi approdare prima a Prata e poi a Pasiano. Di questa esperienza sono negli annali le delibere, vergate, in spregio al burocratese, con fini citazioni, talvolta troppo erudite per gli amministratori dell’epoca, tanto da provocare più di qualche contenzioso che Cadin, immancabilmente, vinceva.
Era il segnale più evidente del suo estro. Fin dagli anni Settanta, è stato colonna portante di Cinemazero, dalle pellicole d’essai proiettate a Torre, fino alle Giornate del cinema muto. Appassionato di libri, bulimico nella sua ricerca forsennata di tomi e ritagli, ha accumulato, come ricorda il figlio Alberto, una biblioteca gigantesca anche se disordinata dalla quale traeva spunti per dissertazioni erudite e divertissement.
Chi non ricorda la rubrica “Pong ping” su Cinemazero notizie, articoli dove univa pillole di cultura, doppi sensi e giochi di parole. Scritti raccolti in un volume - “Tessera sociale 1274 - Sbatti il Giannino in anastatica” - tutt’altro che un’antologica, quanto un collage anche di foto col suo inconfondibile segno.
Sul Messaggero Veneto, per alcuni anni, pubblicò i “Nei malthusiani”, fulminanti versi sull’attualità che si sono trasformati in passione (il nipote Pier Paolo è diventato il suo dotto allievo). Quando veniva in redazione non mancava di avvicinarsi e recitarne uno, così a braccio; oppure ti spiegava l’etimologia di una parola con lo stesso entusiasmo di chi ritiene di aver scoperto una gemma.
Genio e sregolatezza, per l’appunto: da segretario del Partito repubblicano tenne una relazione così lunga da convincere gli astanti ad approvare senza dibattito; agli incontri e ai successivi rinfreschi spiazzava con trovate fuori dal comune (anche impertinenti).
Tra le sue imprese la raccolta della toponomastica più curiosa che immancabilmente fotografava e commentava (a esempio “La sega”) oppure le insegne curiose (“Gnoccoteca”). Senza dimenticare le lapidi più o meno illustri, in un continuo peregrinare tra cimiteri, tanto da essere notato da Beppe Severgnini che gli dedicò una trasmissione televisiva. Amico di Nico Naldini, Andrea Zanzotto ed Elio Bartolini, ci piace pensare che al cospetto della “morte” si sia avvicinato e abbia recitato un neo malthusiano strappando sorpresa e un sorriso anche al “cupo mietitore”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto