Gemona inaugura il nuovo polo universitario dedicato a Marco Fantoni

Palazzo Scarpa rinasce grazie a un partenariato pubblico-privato, diventando centro culturale e formativo per la città post-terremoto

Sara Palluello
Il presidente Fedriga e il sindaco Revelant
Il presidente Fedriga e il sindaco Revelant

Gemona ha scritto una nuova pagina della sua storia culturale e architettonica con l’inaugurazione del nuovo polo dell’Università di Udine, ospitato nello storico palazzo in via Caneva, progettato da Carlo Scarpa, e ufficialmente intitolato al cavaliere del lavoro Marco Fantoni. L’iniziativa è frutto di una sinergia tra Comune, Fantoni Spa, Ateneo friulano e Regione, che ha reso possibile il recupero di un edificio simbolo della rinascita post-terremoto e dell’identità cittadina.

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Marco Fantoni

Il sindaco Roberto Revelant – che ha aperto la cerimonia – ha sottolineato come l’evento rappresenti «un investimento sulla qualità, sulla cultura e sul bello, non una cosa da poco», ringraziando la famiglia Fantoni e le istituzioni per il sostegno, «arrivato in un momento difficile per la nostra comunità», riferendosi all’omicidio del gemonese Alessandro Venier, che ha visto la cittadina – suo malgrado – protagonista delle cronache nazionali. «L’acquisto e la ristrutturazione del palazzo, già sede della Banca Popolare di Gemona, sono stati resi possibili grazie a un partenariato pubblico-privato con il contributo decisivo del compianto Enzo Cainero» ha ricordato.

Profondamente emozionati i fratelli Giovanni e Paolo Fantoni, che hanno voluto ricordare la figura del padre Marco, imprenditore visionario e radicato nel territorio, che scelse Scarpa per disegnare l’edificio. «Abbiamo proposto questo palazzo come simbolo della nostra comunità – ha raccontato Giovanni – perché qui papà ha maturato decisioni fondamentali, in anni in cui questo banca era un’istituzione prestigiosa per lo sviluppo industriale del territorio». Paolo ha aggiunto: «Da sede bancaria a polo di formazione: questa architettura, che parla il linguaggio veneziano di Scarpa e di Luciano Gemin, assume oggi una nuova missione, offrendo infrastrutture per il futuro e opportunità per i giovani».

L’architetto e progettista della ristrutturazione Mario Gemin, figlio di Luciano (che curò il progetto dopo la scomparsa di Scarpa), ha ricordato come «questo edificio fosse tra i lavori prediletti di mio padre», esprimendo soddisfazione per la rinascita di uno spazio oggi dedicato alla cultura.

Ha definito l’inaugurazione «uno dei passaggi di testimone più simbolici verso il mio successore, Angelo Montanari» del suo mandato il rettore dell’Ateneo friulano Roberto Pinton, sottolineando il valore di un progetto che unisce memoria e innovazione: «Qui si realizza ciò che l’università sogna: la costruzione di conoscenza a stretto contatto con il territorio. L’intitolazione a Fantoni, nostro laureato honoris in Ingegneria gestionale, è segno di gratitudine verso una figura che ha saputo coniugare impresa e comunità».

Ha evidenziato il valore dell’iniziativa il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga: «Non l’ennesima ristrutturazione di un palazzo in un museo, ma una struttura viva al servizio degli studenti e della comunità. Rappresenta la rinascita post-terremoto e la capacità di investire nel futuro e nell’architettura moderna». Ha anche ricordato le ulteriori risorse (oltre 2,5 milioni di euro) che l’amministrazione regionale ha stanziato grazie all’assessorato alle Finanze rappresentato da Barbara Zilli per la valorizzazione del patrimonio locale, con la realizzazione del nuovo Centro per l’impiego e l’archivio del terremoto. Presente alla cerimonia anche l’assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi.

Il nuovo polo universitario, che nei prossimi mesi ospiterà aule e spazi per la didattica, è destinato a diventare un motore culturale, rafforzando il ruolo di Gemona come centro di formazione e innovazione. L’intitolazione a Marco Fantoni, figura chiave dell’industria friulana e promotore della ricostruzione post-sisma, rappresenta un tributo al legame tra memoria storica e futuro.

Come hanno ricordati i figli del cavaliere «questa scelta rinnova l’impegno della nostra famiglia verso Gemona, dove nostro padre e nostro nonno hanno lasciato segni concreti di generosità, come gli arredi del Duomo donati nel 1946 e le vetrate negli anni Novanta. Oggi questo edificio, con i suoi spazi moderni, potrà restituire vitalità al centro cittadino».

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