Gemona, politici incatenati contro la riforma della sanità

Circa 600 persone hanno manifestato contro le novità in arrivo all’ospedale di San Michele. Il sindaco Urbani: «Vogliamo mantenere reparti e servizi che funzionano e servono al territorio»
Gemona 13 Marzo 2016 protesta ospedale Foto Petrussi Turco Massimo
Gemona 13 Marzo 2016 protesta ospedale Foto Petrussi Turco Massimo

GEMONA. Si sono incatenati davanti all’ospedale per protestare contro la riforma regionale che penalizza una struttura considerata uno dei fiori all’occhiello della sanità dell’Alto Friuli. «Perché la Regione sta penalizzando tutti i piccoli centri a scapito dei grandi – tuona il primo cittadino, Paolo Urbani –. Perché a Spilimbergo resta il Pronto soccorso e a Gemona chiude?».

Incatenati insieme a Urbani c’erano anche il presidente della Provincia Pietro Fontanini, il sindaco di Latisana Salvatore Benigno, i consiglieri Roberto Novelli (Fi), Barbara Zilli (Ln), Roberto Revelant (Ar), Cristian Sergo (M5s), i sindaci Roberto Sabbadini (Torreano di Cividale), Sergio Chinese (Resia) e Claudio Sandruvi (Montenars).

E neanche i gemonesi vogliono arrendersi. Erano in 600 in piazza Rodolone per protestare contro la riforma sanitaria regionale. Ancora una volta, anche ieri c’è stata grande partecipazione alla manifestazione organizzata nel pomeriggio dal coordinamento dei comitati, davanti al presidio ospedaliero.

Trincerati dietro agli striscioni c’erano comitati (non solo gemonesi, ma anche da Latisana e Cividale), i sindaci con la fascia tricolore addosso e diversi consiglieri regionali di opposizione. Ma soprattutto tanta gente comune.

Gemona 13 Marzo 2016 protesta ospedale Foto Petrussi Turco Massimo
Gemona 13 Marzo 2016 protesta ospedale Foto Petrussi Turco Massimo

La riforma è stata approvata e ora si sta procedendo ad applicarla ma loro resistono e continuano a non volerla digerire. Nonostante i prossimi “preoccupanti” appuntamenti: il 31 marzo, quando il pronto soccorso diventerà punto di primo intervento e giugno, quando si prevede la soppressione del reparto di medicina al San Michele.

Di fronte a questo, quello di ieri è solo uno degli appuntamenti in programma: «Il prossimo è domani (oggi per chi legge, ndr) in piazza a Trieste alla manifestazione indetta dai sindacati – ha detto Monica Feregotto del gruppo Cicogna, con le mani incatenate –. Poi ci sarà il 22 marzo, quando la presidente verrà a Gemona a inaugurare il reparto della dialisi. Se il nostro sindaco non potrà parlare, lo rappresenteremo noi».

La notizia è emersa ieri per bocca del sindaco di Montenars Claudio Sandruvi: «Ho ricevuto un invito per il 22 – ha detto –, dove non è previsto l’intervento del sindaco di Gemona, quale rappresentante della sua comunità». Parole che hanno incendiato la platea, come quelle di Pietro Fontanini, presidente della Provincia: «A Trieste è pieno di ambulanze e guardie mediche: qua si taglia e là no». Ancora più forti quelle di Barbara Zilli, consigliere regionale della Ln: «Sarà la gente a decidere chi deve davvero vergognarsi».

Mentre i rappresentanti dei comitati da San Daniele invocano l’unità fra territori in questa battaglia, c’è chi come il consigliere regionale Roberto Revelant rinfocola lo scontro politico: «Questa non deve essere l’ultima manifestazione: a Trieste si spendono 15 milioni l’anno per un teatro: quando si vuole, i soldi si trovano».

Sul palco, il sindaco Paolo Urbani, scandisce: «Non credo a quelli che dicono che abbiamo perso una battaglia: ebbene, continueremo la guerra. Questa non è una lotta contro tutto, perché ci sono alcune cose della riforma che vanno bene, ma diciamo no alla chiusura dei reparti e dei servizi che funzionano e servono al territorio». Tra gli altri interventi di rappresentanti istituzionali di ieri, anche quelli dei consiglieri regionali Roberto Novelli e Christian Sergo.

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