Gabriele da un anno trasforma il plexiglass in arredo e oggetti destinati a Cina e Usa

Da dipendente a imprenditore. «Senza paura di dover lavorare giorno e notte se serve». Eccome se è servito in questo anno.
Era il 4 dicembre del 2017 quando Gabriele Marinelli, 39enne udinese, diploma da geometra in tasca, ha aperto la sua azienda nella zona artigianale di Pavia di Udine. Da quel momento non è mai stato con le mani in mano. E spesso è pure accaduto che da quel capannone non se ne andasse nemmeno a dormire una volta arrivata sera, tanta è stata – e continua ad essere – la mole di lavoro. Sì, perché una volta avviata la «PlexElite» – si occupa di progettazione e produzione di articoli plastici, in particolare della lavorazione di plexiglass – le commesse sono piovute ininterrottamente una dietro l’altra.
«Per fortuna», commenta sorridendo Gabriele. Anche perché, quando ha deciso di lasciare il posto fisso – una grossa azienda friulana dove è stato impiegato per 16 anni, iniziando come disegnatore fino ad arrivare a responsabile del reparto «taglio», sempre nel campo del plexiglass –, la parte più difficile è stata quella di convincere mamma e papà della bontà di quella scelta. «Sentivo che era arrivato il momento di dare qualcosa di più dal punto di vista professionale. Da dipendente avevo già ottenuto il massimo a cui avrei potuto ambire». Un entusiasmo, dunque, che inizialmente lo ha portato a confrontarsi con «il timore» dei genitori, così tanto preoccupati da quell’intenzione di mollare il posto fisso – e sicuro –, per un’avventura lavorativa del tutto nuova.
«Avrei potuto tirar dritto per la mia strada e fare di testa mia – spiega –; d’altra parte vivo solo da quando avevo 19 anni. Ma ci tenevo che questa decisione così importante per la mia vita fosse appoggiata anche dalle persone che mi vogliono bene». È stato così, racconta, che un bel giorno si è messo a tavolino a spiegare a papà Marco cosa lo stesse spingendo a rischiare in proprio. E che non lo spaventava affatto «la prospettiva di lavorare senza sosta, se fosse servito». E che si sentiva forte dell’esperienza ultradecennale acquisita nel settore. E che se le cose non fossero andate per il verso giusto si sarebbe cercato di nuovo un impiego da dipendente. Una caparbietà e una voglia di fare di fronte alle quali anche i genitori «si son dovuti arrendere», sorride.
Così, prima di tutto, ha acquistato una fresa-pantografo. «Il minimo per poter cominciare». Poi la ricerca del capannone in affitto. «Un anno fa quei 380 metri quadrati sembravano davvero tanti – commenta –; oggi il laboratorio è già troppo piccolo».
Il passaparola e l’aver scelto di pubblicizzare la sua attività su Google hanno fatto il resto.
Gabriele comincia a farsi conoscere in ogni dove. Il mercato, fin dall’inizio, «premia» la sua formula: «Fornire un prodotto partendo da zero». «Ascolto le richieste del cliente e le trasformo in un progetto 3D. Se piace “carico” quanto disegnato nei macchinari che tagliano i pezzi a misura». Macchinari, certo. Perché dopo quella prima fresa, Gabriele ha aggiunto tre «Ferrari» del taglio al laser al suo laboratorio. «E tutto è stato acquistato unicamente con i guadagni, senza ricorrere a debiti», sottolinea con orgoglio. Racconta anche che qualche settimana fa è riuscito a comperare l’agognato muletto, a cui ricorreva in prestito dai vicini di capannone. «Sono sempre stati disponibili a darmi una mano e per questo non li ringrazierò mai abbastanza».
Dopo il taglio del materiale, la fase successiva della lavorazione è quella dell’assemblaggio. Tutto esclusivamente a mano. «Ci tengo che ogni pezzo che esce dalla mia azienda sia perfetto. Tanto che le consegne avvengono sempre senza la patina protettrice che, certo aiuta a preservare il prodotto, ma potrebbe anche “nascondere” eventuali graffi e imperfezioni». Il plexiglass prende così la forma di qualsiasi tipo di espositore, di pezzi unici d’arredamento e di design per case, negozi e uffici. Diventa persino cruscotti per barche. Si trasforma anche in gadget personalizzati, oggettistica per catene di hotel, coperture su misura per esterni, oltre a prototipi, scritte e insegne. Anche quella della sua azienda, il cui nome è stato ideato insieme alla compagna Vita.
Dell’artigiano Gabriele, nel mondo del plexiglass, piace la cura dei dettagli e la perfezione delle finiture. Un saper usare le mani che affonda le radici a quando era ancora un ragazzino col pallino della robotica e del modellismo aereo. «Mi ero comperato un pantografo e con il legno ricavato dagli alberi del giardino di casa creavo di tutto, dai posacenere ai portachiavi che poi vendevo agli amici». Ha persino trasformato in 3D i quadri di un’amica artista. E il primo modellino di aereo che gli era stato regalato dal padre – di seconda mano e non funzionante «perché il costo di uno nuovo era piuttosto alto», sorride –, dopo innumerevoli notti in bianco trascorse a smontare i singoli pezzi, provare e riprovare ad assemblarli, è riuscito a rimetterlo in sesto «e a farlo volare».
Una voglia di fare e soprattutto non mollare davanti al primo ostacolo che è convinto di aver ereditato dal padre, da sempre appassionato di motori e meccanica.
Così il re del plexiglass friulano non è certo passato inosservato nel settore – dal Friuli (tra gli altri, ha da poco creato gli interni per un teatro udinese) a tutta Italia –, e subito dopo aver avviato l’attività è stato contattato da una delle più prestigiose case di moda al mondo. «Ho curato per loro l’allestimento di vetrine e insegne». Significa che i pezzi «firmati» PlexElite – 120 mila in tre mesi – sono finiti in ogni dove: dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Europa al Giappone. Gabriele non è per nulla spaventato di fronte a commesse «tanto impegnative». «Fino ad ora me la sono cavata da solo. Nel momento in cui non riuscirò più a star dietro alle consegne, troverò una soluzione». A qualche cliente, ammette, ha anche detto no. Ma non per l’impossibilità di realizzare quanto richiesto – anzi, le sfide gli piacciono un sacco –, piuttosto «perché anche in questo settore truffe e clienti che non vogliono pagare sono sempre in agguato». E Gabriele, nonostante sia imprenditore da poco più di un anno, non è certo uno sprovveduto. E sa il fatto suo, visto che in azienda segue tutto in prima persona. Settore commerciale compreso. «Lo faccio di sera. Quando chiudo il capannone e vado a casa. Mi dedico a preventivi e a rispondere alle richieste dei clienti». Insomma, non è mai finita. «Ma la soddisfazione per aver creduto fino in fondo nella possibilità di realizzare il mio sogno è davvero tanta». Come lo è vedere il sorriso orgoglioso sui volti di mamma Luciana e papà Marco. —
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