Furio Colombo: «I politici ai talk-show? Vediamo sempre le stesse facce»

Il grande giornalista sarà uno degli ospiti d’onore del Festival “Le voci dell’inchiesta” di Pordenone che comincerà mercoledì e si concluderà domenica

PORDENONE. L’Italia del potere non ha un granché da temere; semmai il giornalismo scendesse a controllare lo stato delle fogne, ne riemergerebbe con l’espressione furba di chi ha scoperto la puzza profumata. Stanno per sfociare nell’unico festival italiano che svela il sommerso di una certa cronaca - Le voci dell’inchiesta, da mercoledì 10 a domenica 14 a Pordenone - promettenti flussi di libero pensiero.

La rassegna, non di meno del Quirinale, nomina due saggi, Furio Colombo e Sergio Zavoli, saldi avamposti di integra espressione. Il parlamentare del Pd, ex direttore dell’Unità ed ex presidente della Fiat Usa, penna calda di Rai, Stampa, Repubblica, New York Times and so on, sviscererà le mobilitazioni televisive dal ’68 all’era informatica, mentre il senatore ed ex presidente Rai negli anni turbolenti della fine del monopolio, ci farà capire perché informare non è comunicare (e viceversa). E subito, con un incipit più limpido dell’acqua di fonte, Colombo ci rassicura: «La nostra tradizione di scrittura d’assalto - ahimè - non è quella anglo-americana, si fonda sugli arrugginiti fulcri del fascismo fondati sul tacere. E quell’istinto ci è rimasto appiccicato addosso».

E sulla politica da salotto tv, Colombo insiste sul «conctinuo deterioramento. Guardi, ieri casualmente ascoltavo alla radio lo spot del mago Giuseppe, specializzato nel rimuovere le fatture. A chi gli crede, si faccia sotto. I nostri politici non sono da meno, esibiscono loro stessi nei salotti televisivi e promettono miracoli. A chi gli crede. Ha notato le identiche facce in frenetico trasloco da un set di posa all’altro? Sono i testimonial di partito fatti circolare col preciso compito di mordere i nemici e di farsi mordere dai nemici».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto