Frode fiscale, Barei ai domiciliari trasferì 32 milioni in Austria

Il commercialista udinese di nuovo nei guai per un’inchiesta della Procura e della Gdf di Roma Nel mirino la consulenza a imprenditori alberghieri in operazioni finanziarie in una banca di Villaco
Di Luana De Francisco

Stefano Barei, il commercialista udinese di 45 anni già al centro di due inchieste della Procura di Udine, per una serie di ipotesi di reati fiscali e per la presunta bancarotta fraudolenta di Finsea, è tornato agli arresti domiciliari. Questa volta, a disporre la misura cautelare è stato il gip di Roma, Maria Bonaventura, su richiesta della Procura della stessa capitale. Al centro delle indagini, condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma, anche sulla base di annotazioni della tenenza di Palmanova e con la preziosa collaborazione della polizia austriaca, che ha proceduto su rogatoria, i fallimenti milionari (oltre 150 milioni di euro di imposte evase) di due società facenti capo alla nota famiglia romana degli albergatori Roscioli. Accusato di concorso in bancarotta, Barei è chiamato in causa in qualità di consulente che consentì il trasferimento dei capitali distratti alla Creditanstalt A.G. Bank Austria. I fatti si riferiscono a operazioni risalenti al 2007 e l’ammontare della movimentazione finanziaria contestato al commercialista udinese sfiora i 32 milioni di euro.

Dal riciclaggio alla bancarotta. La misura è stata eseguita ieri dalle Fiamme gialle nei confronti di Barei - che proprio per questo, a ottobre, era già stato sottoposto a perquisizione, su delega della Procura di Udine - e di altri tre indagati, tra cui gli imprenditori Dario Roscioli e Antonio Conte. Nel corso del blitz, sono stati notificati anche cinque provvedimenti di interdizione dall’esercizio di attività imprenditoriali ed eseguite 26 perquisizioni in società, studi professionali, banche e un’università sparsi tra Roma, Napoli, Udine e Milano, con sequestri per complessivi 80 milioni di euro. L’indagine coinvolge complessivamente 14 persone. A carico di Barei, in un primo momento, era stato ipotizzato il reato di riciclaggio, modificato poi in quello di bancarotta, per il trasferimento per competenza del fascicolo alla Procura romana.

Il meccanismo. Tutto ruoterebbe attorno a un ingegnoso sistema di frode a carattere internazionale (Austria, Lussemburgo, Liechtenstein, San Marino, Gran Bretagna, Stati Uniti), basato su imponenti operazioni di leasing (circa 170 milioni di euro), per «l’esclusivo scopo di ottenere la liquidità necessaria a rifinanziare il gruppo imprenditoriale e distribuire illeciti proventi all’estero». Fondamentale, secondo gli investigatori, il ruolo giocato da Barei e dal direttore della filiale della Creditanstalt di Villaco, Markus Clementschitsch, a sua volta indagato, nella «distribuzione del provento illecito». In pratica, il commercialista udinese avrebbe indirizzato i Roscioli e gli altri indagati alla banca di Villach, affinchè vi radicassero i rispettivi conti correnti, e li avrebbe accompagnati poi anche personalmente dal direttore, che avrebbe quindi consentito tutte le operazioni «grazie al segreto bancario austriaco». «Operazioni fittiziamente registrate per contanti - si legge nell’ordinanza del gip - e che costituiscono tipiche operazioni volte a ostacolare le autorità di vigilanza e investigazione, nella ricostruzione della provenienza del denaro, ma che in realtà devono ritenersi avvenute con semplici giroconti contabili». A Barei si contesta anche di essersi adoperato per la costituzione a Udine, in viale Duodo (sede della propria srl), di società veicolo «per il trasferimento in frode di provviste illecite a favore degli indagati». Per un ammontare di 31,85 milioni di euro.

La difesa. Nell’annunciare immediata istanza di riesame a Roma, il difensore di Barei, avvocato Paolo Viezzi, ha evidenziato come nel provvedimento di richiesta cautelare del pm non vi sia alcun riferimento alla disponibilità manifestata nel dicembre 2012 dall’indagato a essere interrogato e neppure alla risposta del magistrato dell’assenza di necessità a sentirlo. «Il momento in cui si ritiene commesso il concorso in bancarotta - ha inoltre osservato il difensore - corrisponde al periodo in cui Barei si trovava in regime di detenzione, mentre la condotta, risalente al 2007, coincide con un periodo in cui era in Brasile».

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