Friulani alla conquista del “Colosso d’America”

GEMONA. Operai nella vita, ma con la grande passione per la montagna e l’alpinismo. Silvano Forgiarini, Giuseppe Vidoni e Mauro Puntel – i primi due gemonesi e il terzo tolmezzino – tenteranno a giorni la scalata dell’Aconcagua, la più alta montagna della Cordigliera delle Ande argentine, ma anche di tutto il continente americano.
Una spedizione tutta friulana nata tra amici che condividono l’amore per la montagna. “Pratichiamo da tempo – racconta Forgiarini - lo sci alpinismo e l’arrampicata. Questa avventura è nata per far provare l’esperienza dell’alta quota a Giuseppe Vidoni che, nonostante la giovane età, avendo solo 23 anni, ha già un curriculum di tutto rispetto avendo affrontato diverse scalate in solitaria nel periodo invernale». Forgiarini, vanta, invece, una lunga esperienza che lo ha portato anche ad affrontare la temibile vetta del Kangchenjunga, la terza montagna più alta del mondo, la seconda più difficile.
Fu in occasione della spedizione organizzata nel 2013 che vide morire cinque dei dieci compagni di viaggio, due ungheresi, un coreano e due sherpa. Forgiarini abbandonò l’idea di attaccare la cima a soli 300 metri a un altezza di 8.250 metri. «Avevo valutato la pericolosità della situazione – spiega – e avevo deciso di fermarmi prima del traguardo. Fu un peccato, ma andò meglio così».
Altro tentativo, anche questo fallito, quello che lo ha visto protagonista in Pakistan con la scalata al Gashebrun 1 a quota 7.800 metri, «ma in quel caso – dice – furono le condizioni atmosferiche, e in particolare una fortissima bufera di neve, a fermarci».

Nel continente americano, invece, lo scalatore friulano è riuscito a concludere con successo l’ascesa al vulcano Ojos del Salado a quota 6.890 metri. La spedizione per l’Argentina è iniziata il 6 gennaio con partenza e volo da Venezia direzione Mendoza, con scalo in Spagna.
L’Aconcagua, con i suoi 6.962 metri, definita il “Colosso d'America”, è paragonabile agli 8 mila dell'Himalaya per il suo clima freddo. La poca umidità, la bassa percentuale di ossigeno e i venti forti, sono soltanto alcune delle caratteristiche più importanti del clima di questa montagna.
«È una cima – così la definisce Forgiarini – che non presenta enormi difficoltà, ma l’incognita è rappresentata dai repentini cambi del meteo». Dal sole, a causa dei terribili venti espulsi dall’Oceano Pacifico, le condizioni atmosferiche possono mutare in pochi minuti in forti precipitazioni con temperature che possono arrivare a -30 gradi. I tre affronteranno l’ascesa lungo il “ghiacciaio dei polacchi”, la più impervia e difficile, sul versante nord est, chiamata così per la scalata di Daszinski e Osiecki, che per primi, nel marzo del 1934, aprirono l’attuale via.
Per affrontare questa avventura si sono allenati costantemente nel corso dell’ultimo anno nelle Alpi Giulie e hanno avuto il supporto di una decina di sponsor del territorio friulano.
Il materiale, arrivati nella provincia di Mendoza, verrà portato al campo base, che verrà allestito a 4.500 metri, dopo tre giorni di trekking, con il solo utilizzo di muli e senza guida locale. La scalata avverrà per gradi «dopo diversi sali e scendi che serviranno per acclimatarci – precisa Forgiarini – e che ci porteranno ad allestire il campo uno a 5 mila e 300 metri e il campo due a 5 mila e 800 metri». Poi ci sarà l’attacco alla cima. «Si partirà dal campo due alle 4 del mattino e si raggiungerà i 6962 metri verso le 12».
La discesa avverrà per la “via normale” e la spedizione durerà complessivamente due settimane.
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